Seduta davanti ad una pagina bianca mi sono a lungo chiesta cosa volessi scrivere in questo articolo, il mio dilemma mi divideva tra un articolo sul quale mi documento da più di un anno, sul quale sono molto informata e ho materiale in abbondanza, ed uno che invece rappresenta la mia sfida attuale, un argomento nel quale non ho visto tutto quello che vorrei vedere, almeno fino ad oggi.
Poi il mio pensiero (incoraggiato dalla mia amica e coach Chiara Grandin) è stato: se fossero i lettori del blog ad aiutarmi a far luce sulla mia sfida? E magari darmi un contributo fondamentale nel fare chiarezza tra i miei pensieri?
Ed eccomi qui a scrivere un articolo molto meno “didattico” di come l’avessi immaginato. Un articolo che è un flusso di coscienza, uno sguardo attento nella direzione di riappropriarmi del mio benessere e che mira soprattutto all’interscambio con voi, che avete desiderio, o piacere, di farvi delle domande e condividere i vostri spunti di riflessione ed esperienze.
L’argomento in questione è la presenza nelle nostre vite di persone che “ci fanno del male”, persone che ci sottraggono energie, che preferiremmo non incontrare, non dover vivere, non affrontare, o comunque, vorremmo incontrare, vivere ed affrontare di meno.
Li chiameremo in questo articolo “vampiri” di benessere.
Togliere potere al vampiro
Chi sono i miei vampiri? Mi vengono in mente più persone, persone che agiscono comportamenti che non condivido, comportamenti che trovo maleducati, ingrati, irrispettosi, incoerenti e falsi. Laddove questi comportamenti contrastano con i miei valori, e sono rivolti a me o alle persone che amo, si correlano a molta sofferenza e al calo del mio benessere.
Tempo addietro i miei amici e coach Chiara ed Alessandro, durante un corso mi dissero:
“La responsabilità è potere”
Per me fu una folgorazione.
Da quel momento questa frase divenne molto importante nella mia vita perché mi fece innamorare delle responsabilità, perché compresi come assumermi la responsabilità di ciò che mi accade mi dà il potere di cambiare ciò che non mi va.
Diversamente, se dò la responsabilità a qualcun altro, automaticamente gli sto dando potere e rischio di cadere in situazione vittimistiche o in sensazioni di impotenza.
Come primo step, quindi, mi riapproprio di qualche responsabilità, e in questo modo tolgo potere al mio vampiro.

To Flow – Fluire
Alcuni anni fa ho preso parte ad una scuola iniziatica legata allo yoga. Uno degli insegnamenti del maestro fu proprio questo: “fluisci”.
Cosa significa?
Per me significa lasciarsi trasportare dal flusso della vita, da una corrente calda e dorata che non si cura di ciò che io ritengo essere un ostacolo alla mia vita o alla mia felicità. Come l’acqua in un fiume scorre, crea dei vortici, si reinventa, ma prosegue inesorabile, se necessario inventando strade nuove. Come l’albero sottoposto alle intemperie delle stagioni, si piega ma non si spezza. Come l’aria, cercando il suo percorso si modifica. Come la terra che detta dei confini, contiene, indirizza. Come il fuoco sa attaccare e apportare trasformazioni profonde.
Sto vedendomi nei panni di Kung Fu Panda, che volteggia padrone dell’arte del Kung Fu, ed ecco che finalmente lo scontro si fa ad armi pari.
Ora non sono più io a lottare contro il vampiro, ma è il guerriero dragone ad affrontare questa sfida. Mi sembra un confronto decisamente più equo, non credi?
Perdono o senso di superiorità?
Qualcuno potrebbe suggerirmi che è giusto perdonare il mio vampiro.
Ma sai che c’è? Questa idea non mi piace!
Il perdono mi sa di assoluzione di colpe incondizionato ed io non voglio passare oltre quella serie di azioni e situazioni che mi hanno profondamente ferita. Ora non voglio correre il rischio di spianare la strada affinché si ripetano quelle medesime azioni e situazioni che mi creerebbero ancor più sofferenza, perché mi farebbero sentire “cornuta e mazziata”.
Qualcun altro direbbe, sii superiore. Ma nemmeno questa posizione di commiserazione dell’altro mi fa sentire confortevole.
Preferisco essere compassionevole nei confronti del mio vampiro, posso provare dispiacere per lui, per le sue ferite, frustrazioni, per non aver ancora maturato alcune consapevolezze… ma non gli concedo di continuare a perpetuare comportamenti che fanno del male a me o alle persone che amo.
Dettare i confini
Forse è arrivato il momento di espormi con il mio vampiro e di dettare le mie regole e i miei confini. È facile? Non sempre, per esempio se il vampiro è un capo sicuramente non è scontato riuscire a farlo. Se è un parente? Ahhh, la rottura dei delicati equilibri familiari…. Se è un amico? Hoi hoi hoi…e se poi lo perdo?
Ma pensandoci bene, esprimere quali sono le mie regole e i miei confini, magari anche con la disponibilità ad affinarli assieme al mio vampiro, potrebbe essere un gesto di grande maturità, potrebbe semplificare la vita a tutti, anche al mio interlocutore, che saprebbe fin dove può spingersi e cosa si può aspettare. E per me, potrebbe essere molto liberatorio.
Rompere gli schemi
Farei ora un tentativo: cambiare uno degli elementi dell’equazione. Partendo dal presupposto che, a parte rare persone con forti disturbi della personalità (tipo i serial killer), ogni individuo agisce secondo le informazioni di cui è in possesso in un determinato momento, facendo con quest’ultime del proprio meglio, potrei quindi provare a vedere questa orribile persona, responsabile delle mie sofferenze, non come un vampiro, ma semplicemente come un individuo che sta vivendo la sua vita cercando di fare del suo meglio, con i mezzi che ha a disposizione momento dopo momento.
What if – E se…
…E se lui/lei non fosse veramente un vampiro ma si trattasse solo del mio pensiero che fa da regia ad un film horror?…
Non è un cambiamento di prospettiva confortevole, preferisco di gran lunga dare al mio vampiro delle colpe anziché delle attenuanti, ma non c’è dubbio che da questo punto di vista molte costruzioni del mio pensiero cadono.
Aspetta un attimo…. Le costruzioni del mio pensiero? Questo vorrebbe dire che quel vampiro è frutto della mia fantasia, della mia immaginazione e trae solamente spunto dalla realtà ma è soggetto a molte mie personalissime interpretazioni?
Si, temo sia proprio così, nel giudizio dell’altro, la “verità assoluta” è molto sfuggevole e arbitraria.
Forse varrebbe la pena astenersi dal giudizio sulla persona e rimanere a valutare più strettamente le azioni, il rispetto dei valori e la necessità, come dicevamo prima, di dettare delle regole affinché si creino le basi di una convivenza quantomeno accettabile.

Io mi sento meno arrabbiata e più serena…. E tu, che ne pensi? Ricordi di esserti scontrato, nella tua vita, con dei vampiri di benessere? Come li hai affrontati e gestiti? Che cosa ti ha permesso nel tempo di vivere meglio e di superare la sofferenza? Grazie e tutti coloro che vorranno raccontarmi le loro esperienze e rivelazioni.
Un abbraccio,
Sonia
Ho letto questo articolo tre volte. L’ho inviato ad alcuni miei clienti. Mi ci sono immersa e ritrovata in ogni parte. Grazie Sonia per averci regalato qualcosa di così vero.
Sonia accipicchia, mi sembra che hai osservato una parte della mia vita e dei miei “vampiri”, ok dei “miei pensieri sui vampiri”. Durante il lock down ho capito che comprendere e dichiarare le mie regole è stata la chiave per rafforzare un’amicizia e portarla ad un livello successivo. Ma a lavoro mi sembra ancora impossibile. Il mio attuale vampiro è ignorante, ignora la buona educazione, la gentilezza, mi basterebbe essere ignorata piuttosto che essere ostacolata e rallentata. Tutto quello che credo di saper e che ha funzionato in altre circostanze adesso non funziona. Non mi rimangono che la resa, quel senso di sconfitta e supplizio e sopportazione. Ma funzioneranno?
Poi ci sarebbe l’attacco frontale. Vado per tentativi? Cos’altro posso fare? Grazie, Agnese.