…Evitando le buche più dure
Senza per questo cadere nelle tue paure
Gentilmente, senza fumo, con amore…
Dolcemente viaggiare…
Viaggiare. Ogni giorno. In treno.
Lucio Battisti viaggiava in auto, io in treno. Tutti. I santi. Giorni.
Tutte le mattine e tutte le sere la mia vita inizia e finisce in treno: sono un pendolare!
“Ma come fai a fare questa vita tutti i giorni?”
Questa la domanda che mia cognata mi rivolse appena usciti dalla Stazione Centrale di Milano.
Per lei si trattava di un viaggio occasionale che la portava nel capoluogo lombardo per un corso di aggiornamento.
Per me, invece, si trattava e si tratta della “normalità”.
Una normalità che accomuna migliaia di persone che, come me, ogni mattina si alzano ed affrontano il viaggio che conduce ciascuno di noi al proprio luogo di lavoro o di studio.
“Perché mi fai questa domanda?”
Ho chiesto a mia cognata.
La sua risposta, sia dal suo tono della voce, che dal suo sguardo ed espressione del viso che ha assunto mentre mi rispondeva, stava a rappresentare lo stupore tipico di chi non è abituato a trascorrere una così grande quantità di tempo sulla carrozza di un treno, spesso stipata al limite della capienza, nella quale si intrecciano frammenti di vita di persone normali che hanno tutte in comune la caratteristica di vivere la loro vita familiare e personale in una città diversa da quella in cui svolgono le loro professione o seguono il percorso formativo universitario.
Non ci avevo mai pensato!
O meglio, non mi ero mai fermato a riflettere su come una parentesi di vita, che per me, così come per molte altre persone, è una componente imprescindibile, benché per nulla desiderabile, del tran-tran quotidiano che accompagna e cadenza ogni giornata lavorativa, per altri possa assumere qualcosa di assolutamente lontano dall’immaginabile.
Noi pendolari apparteniamo davvero ad una speciale razza umana a cui è toccato, per scelta o per necessità, di vivere un modello di esistenza forse difficile da comprendere per chi non lo ha mai affrontato, al punto tale da non renderci più conto della vita sacrificata che facciamo?
Siamo diventati immuni dall’accorgerci di quanto sia particolare e diversa questa nostra quotidianità da altre quotidianità?
Essere trasportati giorno dopo giorno, dalla nostra casa al luogo di lavoro è diventato talmente normale da considerarlo come parte del nostro essere?
Esistono quotidianità migliori di altre?
È curioso come siano emerse tutte queste riflessioni dentro di me a seguito di una semplice domanda di mia cognata.
Più pensavo a quella domanda e più emergevano dentro di me quelle riflessioni; ho iniziato a vedere che forse, più semplicemente, l’essere umano sia stato dotato, anche se troppo spesso se lo dimentica, di una grandissima quanto naturale capacità di resilienza e adattabilità.
Ho iniziato a vedere che ognuna di quelle persone stipate nella carrozza, sperimenta – a volte anche senza rendersene conto – forza di volontà, umanità e riconoscenza alla vita, risorse che permettono loro di affrontare con coraggio ogni nuovo “viaggio”.
Ho iniziato a percepire che l’essere umano è progettato per difendere con orgoglio la sua persona, per riconoscere il suo valore, per comprendere che non c’è nulla che li possa “fermare a arrendersi” di fronte alle difficoltà della vita.
A patto che non siano loro stessi a decidere di “fermarsi e arrendersi”.
Più pensavo a quella domanda e più emergevano dentro di me quelle riflessioni; ho iniziato a vedere che forse, più semplicemente, l’essere umano sia stato dotato, anche se troppo spesso se lo dimentica, di una grandissima quanto naturale capacità di resilienza e adattabilità.
È nella nostra natura! Siamo programmati così!
Ripenso a quando si sale sul treno e si resta affascinati dalla meraviglia di un’alba che si colora di rosso fuoco. Il paesaggio che osserviamo dal finestrino ci incanta e ci troviamo a prendere in mano il cellulare per immortalare quel momento come se non ve ne fossero altri, come se lo vedessimo per la prima volta.
Ricordo i discorsi tra i miei vicini di sedile e mi commuovo con loro mentre raccontano le prodezze e le fatiche dei loro figli nella scuola o nello sport.
Mi tornano alle mente i particolari con cui vengono raccontati i progressi fatti durante il weekend quando chi parla è ancora perso in quel mondo incantato nel quale è riuscito ad esprimere al meglio la creatività e la capacità nel suo hobby preferito.
Quanto fervore nel replicare “Tutto il calcio minuto per minuto” e immaginarsi allenatori, selezionatori, preparatori tecnici, giocatori della propria squadra del cuore e discutere di come avrebbero fatto scelte differenti prima di mettere in campo la formazione tipo.
Ripenso ai ragazzi che con caparbietà e fatica preparano l’esame universitario e poi gioiscono per il risultato ottenuto… a volte solo un 18, accettato con grazia perché quel professore è tremendo.

Incredibile! Improvvisamente ho visto come si possono ritrovare frammenti di straordinarietà della vita delle persone nell’ordinarietà quotidiana.
Allora provo a ripensare alla domanda di mia cognata e vedo che forse non c’è nulla di così strano nella vita di “noi pendolari” … nessuna urgenza nel cercare di darle una risposta adeguata.
Mi viene solo da pensare che per me – per noi – questa è semplicemente Vita, una Vita che corre su binari e rotaie, una Vita che viene vissuta nelle carrozze affollate, una Vita che si infrange sui segnali orari dei pannelli luminosi, una Vita che si rassegna agli annunci di ritardi dagli altoparlanti della stazione…
Ma forse, non è così la Vita di tutti noi esseri umani?
Per tutti noi esseri umani la Vita a tratti è difficile, pesante, inadatta, complicata… MA SOLO nel momento in cui iniziamo a PENSARE che lo sia, a credere che non ci sia via di uscita, che sia una gabbia in cui siamo intrappolati e dalla quale liberarci ad ogni costo. E questo soprattutto dopo che “una cognata”, chiunque essa sia, ce lo ha fatto notare.
Quando smetti di complicarti il pensiero, le cose sono semplici!
Invece di sostare a lungo dentro a questi pensieri negativi, se smetto di credere che siano così veri e che non ci possa essere speranza di cambiare, se inizio a non prendere troppo sul serio quegli stati d’animo che mi fanno ritenere la vita del pendolare come un castigo divino e smetto di restare aggrappato all’idea che la vita di tutti gli altri è in assoluto migliore della mia – allora mi accorgo che alla fine è ESCLUSIVAMENTE VITA e che sta solo a me deciderne la qualità con cui viverla.
Sta solo a noi vedere che la nostra realtà personale e quotidiana è sempre e solo legata alla sensazione del momento che stiamo vivendo (e che non sarà mai lo stesso un momento dopo) e che è solo quella sensazione (che viene dal pensiero del momento) che può farci apparire più o meno adeguata per noi la vita di tutti i giorni.
I sentimenti che sperimentiamo verso la nostra vita cambiano giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto, secondo dopo secondo – e così accade che a volte essere un pendolare non è poi così male e altre volte invece diventa l’esperienza più angosciante in assoluto, come qualsiasi altra esperienza della nostra vita.
Quindi, cara cognata…
“come faccio a fare questa vita tutti i giorni?”
Vedo che l’esperienza che faccio della mia vita è sempre determinata dal mio pensiero del momento.
E sai che c’è?
Al di là di ogni pensiero, al di là di ogni preoccupazione, al di là di ogni mio tentativo di complicarmela, è pur sempre LA MIA VITA, diversa dalla tua, forse più caotica a tratti, ma perfetta nella sua dose di caos ed equilibrio.
E in fondo la vita di noi tutti a tratti è caotica, a tratti in equilibrio, a tratti difficile, a tratti incantevole… mutevole come mutevole è il nostro pensiero.
Grazie “cognata”!
E tu, che probabilmente non fai il pendolare come me, ma che come me sicuramente segui una “quotidianità” nella tua vita, ti sei mai accorto di come le tue giornate possano sembrare diverse una dall’altra?
Hai mai avuto la sensazione che ci siano momenti in cui quello che fai sembra essere il lavoro più fantastico della tua vita ed altri in cui lo detesti profondamente?
Hai mai fatto caso che a volte il tempo che spendi per viaggiare lo vivi come una risorsa incredibile per ascoltare musica, leggere, studiare, mentre altre volte desidereresti intensamente che inventassero il teletrasporto?
E questo senza che ci siano cambiamenti “oggettivi” in quello che fai.
Raccontami come trascorri la tua giornata e soprattutto quali diverse “sensazioni di vita” vivi nella tua “quotidianità”. Sono curioso di scoprirlo!

…Rallentando, per poi accelerare
Con un ritmo fluente di vita nel cuore
Gentilmente, senza strappi al motore…
E tornare a viaggiare
E di notte con i fari illuminare
Chiaramente la strada, per saper dove andare
Con coraggio gentilmente, gentilmente
Dolcemente viaggiare…
Buon viaggio…
Grandissimo Marzio!
Quanta verità nelle tue parole.
Quante volte crediamo di dover cambiare tutto e poi basta solo un pensiero per cambiarci la vita …
Grazie!
Grazie Veronica.
Aver compreso come funzioniamo non ci rende immune dal complicarci la vita purtroppo, ma ora sappiamo che la cosa più importante è non prenderci mai troppo sul serio in quei momenti e vedere come tutto cambia davvero senza a volte che noi stessi ce ne accorgiamo.
Un abbraccio grande
Grazie Marzio mi hai toccato nel profondo con semplicità.
Leggendoti ho avuto la sensazione che fossi qui vicino a me a raccontarmi questa tua bella “Storia”. Grazie davvero è stato un bel momento per me.
Grazie Stefano per le tue parole.
La mia idea era proprio questa; raccontare la mia “quotidianità” come una delle tante, e scoprire quanti piccoli gesti ci accomunano e ci riportano alla semplicità della nostra VITA.
Grazie davvero
Ho viaggiato con te in quelle carrozze affollate e poi ho rallentato. No, io non viaggio più in treno. Guido per 20’ minuti andata e 20’ di ritorno. È la cosa più fastidiosa del mio lavoro. Eppure mi sono permessa di guardare cosa mi offre questo viaggio di 20’: fiori, lago, alberi, i miei pensieri, auto, la radio, persone, il fiume, i miei pensieri, vento, sole, pioggia, i miei pensieri, ancora fiori, ancora i miei pensieri, il cielo. Quanta vita. Grazie Marzio per questo viaggio meraviglioso.
Ciao Agnese. Quello che dici è esattamente ciò che volevo trasmettere. Troppe volte diano così importanza ai nostri pensieri, qualunque esso siano, da dimenticarci della bellezza da cui siamo circondati e da cui essere catturati ogni giorno. Grazie mille
Tante volte nel periodo della mia vita in cui anche io sono stata pendolare, mi sono sentita dire; “Ma come fai???”, eppure anche io in effetti non lo avevo mai vissuto come qualcosa di drammatico. Bravo Marzio, una grande metafora della vita, a volte prendiamo mille treni come se andassimo a fare una scampagnata, a volte 5 minuti a piedi sembrano un’ascensore per l’inferno, grazie per aver raccontato così bene cos’è che fa la differenza 🙂
Fantastico Mary. È proprio così! Ogni volta accade di rimanere vittime innocenti di quei pensieri, ogni volta mi dico quanto sono cieco a non vedere, ogni volta rifletto e credo di comprendere, e così via…
È il bello della vita e aver avuto la possibilità di comprendere ha fatto la grande differenza. Un abbraccio fortissimo
E c’è anche gente che quelle tre ore al giorno, tra andata e ritorno, le trascorre in auto, fisicamente da solo, certo, ma sempre in compagnia dei tanti colleghi di viaggio che incontra sul percorso. I nostri pensieri, i giornalisti dalle diverse radio, gli amici, i figli o la moglie al telefono, i benzinai, i baristi, le pecore e le mucche nei prati ai lati della strada, gli altri autisti nervosi che sfrecciano al tuo fianco, le interviste in streaming, le lezioni di inglese, i nostri sogni, i nostri progetti, le albe, i tramonti, i bambini che vanno a scuola….
Proprio vero, essere presenti a sé stessi in quei viaggi, senza pensare alla partenza (il passato) e alla destinazione (il futuro), lontano da paure, ansie e giudizi… e in compagnia di sé, fa apprezzare quei momenti di libertà, pensieri e meditazioni di cui altrimenti non avresti potuto godere. Anche questa è vita bella, e io la ringrazio.
Grazie Marzio, ti abbraccio.