Maggio 1887 Inghilterra.
Una bambina di sei anni è nascosta sotto una scrivania sulla quale suo padre, un lessicografo che partecipò alla stesura del primo dizionario inglese, aveva posato un foglietto, scivolato dal bordo del tavolo, sul quale era scritta una sola parola di cui ignorava il significato, ma che aveva attratto la sua attenzione. Lo trattenne e lo conservò in un baule. Fu il suo primo furto di parole, la sua prima parola perduta.
La bambina, diventata adulta, raccolse nel corso della sua vita innumerevoli parole di uso comune, pronunciate dal popolo, ritenute poco adatte, o prive di una storia, che legittimasse il loro inserimento in un dizionario, parole perdute o dimenticate, perché usate troppe poche volte per iscritto, ma che la donna reputava non fossero meno importanti di quelle riportate nel dizionario.
Di tutte quelle parole la donna ne fece un libro.
Questa storia è tratta dal libro “Il quaderno delle parole perdute” (Pip Williams) e racconta l’importanza delle parole: una sola di esse racchiude molti significati.
Le parole sono come storie, cambiano; il loro significato si estende o si restringe per adattarsi a ciò che deve essere detto.
Mi viene da dire che anche i nostri pensieri sono storie che noi immaginiamo e che ci raccontiamo, inventiamo in quanto esprimono una nostra realtà. Le nostre storie vengono dal nostro pensiero: siamo noi a crearle e sostenerle, perché fatte di emozioni.
Le nostre emozioni vengono dal nostro pensiero: sappiamo che si dissolveranno perché è questa la natura del Pensiero stesso; sono un indicatore dello stato d’animo del momento, ci consentono di valutare se fidarci delle nostre intuizioni o percezioni.
La realtà ci appare differente a seconda del grado di comprensione e del livello di consapevolezza da cui la osserviamo. Non sono le parole ma la sensazione che sta dietro ad esse a fare la differenza, le parole sono l’eco di una sensazione.
L’autrice del libro descrive minuziosamente il percorso del foglietto che, dalla scrivania, scivolò casualmente nel grembo della bambina trasportato da un’invisibile corrente d’aria:
La parola planò come un uccello fino a sfiorarlo, poi riprese quota e, quasi fosse guidata da un genio, fece una capriola. Non avrei mai creduto che potesse posarsi in grembo, che fosse in grado di compiere un tragitto così lungo. Ma così fece.
Custodirà il foglietto incuriosita dalla parola che era scritta, ma anche affascinata da quel volo indirizzato a lei stessa. Attraverso le parole scoprirà se stessa, aiuterà gli altri, attraverso le parole si imporrà come donna in una società maschilista.
La mia storia parte invece da una telefonata di Alessandro Saramin, che mi invitava, insieme ad altre persone, a scrivere nel blog di Tre Principi Italia. Richiesta alla quale ho aderito senza esitazioni. Ho percepito la proposta come l’ennesima sfida da raccogliere e, come per la bambina inglese, ne ero attratta e incuriosita, senza pormi troppe domande su dove mi avrebbe portato.
Inizialmente scrivere è stato faticoso: arrancavo, impiegavo molto tempo a completare un articolo e mi accorgevo che trasformare i pensieri in parole scritte richiedeva un vero sforzo.
Poi, con il tempo qualcosa è pian piano mutato, con progressione e consapevolezza. Ignoravo completamente di saper dare voce alle parole; è incredibile poter trasformare un pensiero in parole che suscitano emozioni. È come aver scoperto un’abilità che ignoravo.
Ed è straordinario per me averlo scoperto casualmente. Come nel libro, mi sono resa conto che le parole sono guidate da un genio.
Ho trasformato una sfida in un’opportunità, mi sono aperta ad una possibilità. La paura di espormi, di ritenermi incapace di scrivere, la tendenza ad utilizzare sempre le stesse parole per definirmi, si sono attenuate, trasformandomi.
Ho constatato via via come ognuno di noi è dotato di infinite potenzialità che rimangono il più delle volte inespresse proprio a causa dei limiti che noi stessi poniamo attraverso il nostro pensiero.
Cosa è cambiato?
Mi sono semplicemente aperta al principio Mente.

Mi sono aperta a questo principio universale, ne ho percepito il suo potenziale. Sto imparando ad ascoltare ed accogliere con benevolenza le mie intuizioni e ad assecondarle con spontaneità.
Ogni situazione è un’opportunità per impegnarsi con chiarezza e con la fiducia che, un livello di pensiero saggio e produttivo è sempre a portata di mano. (Creare l’impossibile Michael Neil).
La fiducia nel principio Mente per me era un concetto effimero. Mi ci sentivo stretta, o costretta. Faticavo a comprenderlo. Queste parole del libro mi hanno toccata.
Questa parola mi ha trovato lei, era speciale perché mi ha trovata. Pur essendo poco più che niente, era abbastanza”.
La parola che ha trovato una persona. E da questo incontro nasce una vita, una curiosità prende forma, un desiderio diventa realtà, da una singola parola verrà scritto un libro di parole.
Straordinario è l’unica parola che mi viene da dire. Questo si chiama processo creativo. Dal nulla nasce una sensazione che se raccolta, diventa realtà.
Una sensazione, un’intuizione è davvero poco più che niente, ma se la si segue diventa abbastanza per creare qualcosa di meraviglioso che può cambiare la storia di ognuno di noi, del nostro quotidiano, delle nostre relazioni, del nostro lavoro, della nostra vita o addirittura di un solo attimo o la storia di uno sguardo.
Anche le intuizioni ci trovano senza che noi le cerchiamo.
Se non siamo nello spazio di ascolto, queste sensazioni passano, non le raccogliamo, non possiamo percepire se sono giuste per noi, le soffochiamo.
Ognuno di noi può raccontare la sua storia di come un’intuizione l’ha trovato e si è trasformata in una narrazione.
L’autrice racconta di come la parola fosse guidata da un genio e la bambina non pensava fosse possibile che una parola potesse fluttuare nell’aria, mentre invece così avvenne: “ma, così fece”.
In queste tre parole frase è racchiuso per me il mistero e la magia del principio Mente e del potere dalla creatività: “rendere visibile l’invisibile”.
Il principio Mente è definito da Micheal Neil come il grande nulla: l’energia creativa dell’universo quando è ancora priva di forma, è la quiete del vuoto fertile da cui tutto emerge, uno spazio di puro potenziale, un campo non dissodato, così fertile che i semi delle idee vi prendono vita e cominciano a crescere quasi subito.

Mi piace questa definizione perché mi rende concreto l’ignoto, mi fa capire qualcosa che l’intelletto non può comprendere. Ma mente è la fonte e l’intelligenza alla base di tutto ciò che è vita.
Sto imparando a percepire e a volgere lo sguardo verso questo spazio di quiete da cui nascono le intuizioni.
Sento fisicamente una quiete e leggerezza. Quando inizio a scrivere un articolo, l’idea iniziale emerge molto prima di rendere concrete le parole. Mi fido della sensazione, anche se passa molto tempo dal momento in cui l’idea è emersa, a quello in cui inizio a scrivere.
Ora comprendo cosa significa intuizione. È un atto di fiducia che si fa con se stessi.
Le realizzazioni intuitive sono quei momenti magici in cui cambia la prospettiva, la vita diventa meno spaventosa, si avverte una forza, un’energia creativa tasformativa.
Aprirsi a questo spazio di saggezza è il modo più efficace per prendere decisioni migliori, cogliere opportunità, far emergere il nostro buon senso e agire con più chiarezza e facilità.
L’unico ostacolo che potremmo incontrare a tale flusso creativo è un nostro pensiero insicuro.
Pensiero insicuro fatto di ostacoli immaginari, il ripetersi di vecchie abitudini, preoccupazioni e ricerca di risposte.
Sotto la scrivania è il nostro spazio di saggezza dove si percepisce la mano del genio che sposta l’aria per far scivolare in grembo un foglietto.
Mente è quello spazio vuoto ma fertile in cui si sa che i semi prenderanno vita. Questa forza fornisce idee, suggerisce parole e azioni.
Questo spazio è sempre a nostra disposizione, non è necessario crearlo, cercarlo o compiere sforzi personali per trovarlo. Questo spazio si può toccare, scoprire o realizzare attraverso un’intuizione; è uno spazio che sta prima dei pensieri. É la nostra essenza.
Ti lascio con una domanda tratta dal libro “Creare l’impossibile” di Michael Neil che ho letto e che mi ha aiutato a comprendere cosa significa creatività.
E se potessi davvero metterti in gioco e rispondere a quello che ti si presenta davanti in tempo reale, sapendo che il genio invisibile della Mente creativa è sempre al tuo fianco?
Quale parola vorresti che cadesse sotto la tua scrivania per poter iniziare un tuo ipotetico libro?
La mia parola è leggerezza.

Ps: se volessi approfondire l’argomento delle intuizioni ti invito a leggere camminare insieme a nuove intuizioni
Mi è piaciuto un sacco. Sensazione stupenda e non conoscevo la storia (bellissima) dell’autrice che hai citato. Grazie Luisa!
Ciao Chiara,
il tuo commento mi ha fatto riflettere sulle sensazioni. Credo che leggere gli articoli sia un’opportunità per regalarci un momento di ascolto delle nostre sensazioni che emergono dalla nostra saggezza interiore.
grazie