“La mia vita è un casino”. Credo che almeno una volta nella vita (per qualcuno molte di più) ti sia capitato di pensare a questa frase. Un rapporto teso con i genitori, con i figli, con il tuo partner, con un carissimo amico, con una persona incontrata per caso al bar, con un collega o un superiore. Ciò che sperimenti è una sensazione spiacevole, che a volte è di angoscia, altre di risentimento, altre ancora di incomprensione, una sensazione che certamente preferiresti evitare. In questo articolo ti racconterò alcune delle comprensioni che mi hanno aiutato a vivere più serenamente i momenti di difficoltà e conflitto che inevitabilmente fanno parte della nostra vita.
Far chiarezza su ciò che desidero veramente dalle mie relazioni.
Ti sei mai preso un momento per chiederti: “Ma io cosa desiderò veramente dal rapporto con il mio partner (o da chiunque altro)?” Hey hey hey, non si bara…. Vietato scrivere l’elenco completo delle cose che l’altro dovrebbe modificare, molto semplicemente perché il cambiamento di qualcun altro non è tra i tuoi poteri. Se vuoi avere il potere di migliorare la tua esperienza di vita, devi agire su ciò che puoi fare tu.
È molto più utile lavorare per essere il compagno, il fratello, l’amico migliore che posso essere, anziché stare a pensare come dovrebbe essere l’altro.
Per esempio potresti sentire il bisogno di avere relazioni personali ricche di divertimento, di momenti magici ed insperati, caratterizzate da una profonda connessione con l’altro, da un ascolto profondo e nelle quali ti senti libero di esprimere te stesso, oppure potresti desiderare relazioni serene e distese, dove ognuno apporta il suo contributo creando occasioni diversificate, interessanti ed intense. Ascoltati, come sarebbero delle relazioni fantastiche, proprio perfette per te?
Avere una direzione chiara verso la quale andare è un primo passo fondamentale nell’intraprendere un cammino di trasformazione.

Le emozioni che sento non sempre mi dicono qualcosa sull’altro, piuttosto mi dicono qualcosa sul pensiero che sto avendo sull’altro
Potresti imbatterti in un grande fraintendimento: credere che le emozioni che sperimenti ti dicano qualcosa sulla realtà del mondo. Ti fanno sudare, tremare, le senti sul corpo, sono “fisiche”. In realtà sono lo specchio del pensiero che stai avendo in quel preciso momento. È facilmente dimostrabile: se sto salutando un amico all’aeroporto e piango a dirotto perché non lo rivedrò per almeno un anno e già sento una fortissima mancanza, ma iniziamo a ricordare assieme un momento esilarante, improvvisamente scoppieremo a ridere perché il nostro pensiero si sarà spostato sul divertimento, la gioia, la connessione profonda. Altresì, se sono in discoteca e mi sto scatenando e divertendo tantissimo, ma penso al mio amico lontano e a quanto lo vorrei con me, sperimenterò immediatamente una forte sensazione di mancanza, di tristezza, e immediatamente avvertirò una sensazione di tristezza.
Ricordare a sé stessi che le emozioni percepite nella relazione sono legate al mio pensiero, e non alla persona, mi aiuta a comprendere che se sono irritata con il mio collega non necessariamente è perché è una persona irritante, sento questa sensazione perché il mio pensiero del momento su di lui è irritante. In altri momenti quello stesso collega potrebbe esser stato amichevole, simpatico, potrebbe avermi aiutato o ascoltato come nessun altro prima.

Ciò che funziona nelle altre coppie, nelle altre famiglie, o nelle altre amicizie non necessariamente funziona per la mia.
L’essere umano apprende dal contesto circostante. Se vedo che delle coppie di amici, che ritengo abbiano una relazione fantastica, applicano le stesse regole nella loro relazione, tenderò a ritenere che queste regole siano vere per tutti e ad applicarle nella mia. Ma in realtà per me potrebbe essere una forzatura nei confronti di ciò che sento buono per me, potrei quindi vivere queste regole con disagio.
Faccio un esempio sui figli: se due coppie di amici hanno iniziato a far dormire i propri bimbi nella loro stanza all’età di 5 mesi, e ora li vedo riposati, in sintonia e felici, tenderò a credere che a quell’età i bimbi vadano necessariamente spostati nelle loro stanze. In realtà ci sono genitori che fanno dormire i bimbi nella loro stanza fin dalla nascita, altri che adorano addormentarsi abbracciati ai loro figli, assaporando il loro tepore e il loro profumo. Ogni genitore è diverso, così come lo è ogni figlio. Non c’è ragione di dare un giudizio su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato per gli altri. Se io e mio marito ci confrontiamo su ciò che desideriamo e che sentiamo buono per noi, applichiamo le strategie del caso per ottenerlo, qualunque sia la nostra direzione (figli in camera o figli fuori dalla camera) sarà la direzione perfetta per noi. E attenzione, se domani ci svegliassimo e sentissimo entrambi buono fare una cosa differente, nulla ci vieta di modificare la nostra strategia all’istante.

In bassi stati d’animo non è normalmente saggio parlare
Per me una buona sensazione è un po’ come una bussola sempre a mia disposizione che mi indica quando la mia mente è sgombera da pensieri e quindi maggiormente in contatto con la saggezza. Viceversa, quando mi sento agitata, bloccata, confusa, so che una coltre di pensieri sta offuscando la mia mente, come se mi stessi addentrando nella nebbia. È quest’ultima una situazione da evitare? Non necessariamente, è naturale trovarci talvolta a vivere bassi stati d’animo. Ciò che fa la differenza e riconoscerli e trattarli come tali.
Riporto di seguito un passaggio di George Pransky contenuto nel libro “Il Manuale delle Relazioni”, che spiega perché parlare in bassi stati d’animo possa rivelarsi controproducente.
“Immaginate di avere un tubo che porta acqua alla vostra casa. Un’acqua sporca, inquinata passa attraverso questo tubo fino alla vostra cisterna dell’acqua. Quel tubo migliora forse la qualità dell’acqua che passa attraverso di esso? La comunicazione è un tubo attraverso il quale passano le sensazioni ed i sentimenti. Se i sentimenti sono positivi, la relazione di eleverà. Se sono negativi, il livello di intimità della coppia cadrà a picco”
Quindi quando sono in un basso stato d’animo ciò che è opportuno fare è attendere che il pensiero si calmi, se possibile senza far passare alle persone attorno a me la mia “acqua sporca”.
Le comprensioni delle quali ti ho parlato, e molte altre stanno alla base della comprensione dei 3 Principi.
Continua a seguirci nel blog e se vuoi fare due chiacchiere a tu per tu con me, scrivimi qui sotto. Ti leggo. E ti rispondo.
A presto,
Sonia
Sei semplicemente unica. E’ un onore collaborare con te. Stupendo Sonia!
Grazie Chiara. L’onore è mio.