Quello che adoro della comprensione dei Principi e quindi della comprensione di come funzioniamo è la possibilità che noi abbiamo di ampliarla sempre più, ottenendo ancora più libertà e benessere. Questa, per me, è simile all’ intraprendere un viaggio in cui, a volte, ti senti arrivato alla meta ma, quando meno te lo aspetti, un panorama ancora più suggestivo si schiude davanti ai tuoi occhi. La bellezza di questo viaggio è che, nonostante ci siano momenti in cui pensi di aver perso la strada, se continui a guardare nella giusta direzione quello che potrai vedere è solo un ampliarsi dei tuoi orizzonti e quindi dei panorami sempre più interessanti.
Una delle cose che ho imparato guardando in questa direzione è che per noi esseri umani pensare è come respirare. Riusciamo a farlo 24 ore su 24, sette giorni su sette. Pensare è sicuramente un dono, ma in alcuni casi i nostri pensieri si trasformano in gabbie e in limiti autoimposti.
Forse ricorderete che circa un anno fa, nel mio primo articolo su questo blog dal titolo “Io non ci riesco”, vi raccontavo di come questo pensiero in tutte le sue varianti “non sono capace di…” eccetera fosse saldamente in vetta alla classifica dei miei pensieri più frequenti. Vi dicevo anche di come, grazie alla comprensione dei Principi, questo fosse a volte scomparso e a volte facesse da coreografia alle mie azioni. Tutto vero. Anche il fatto che chiedere o dire la mia opinione era ed è diventato più semplice. Non solo riuscivo e riesco a prendere decisioni in maniera più veloce, ma anche a fare molte più cose. Insomma la mia vita era ed è migliorata.
Allora perché scrivere “Io non ci riesco… un anno dopo!”? Ad un certo punto ho visto qualcosa che sta facendo e spero continui a fare sempre più una grande differenza nella mia vita e volevo condividerlo con voi nella speranza che faccia altrettanto.
COSA HO NOTATO
Se è vero che tutto andava meglio, che facevo molte più cose ed avevo più energia…non ne avevo quanta ne volevo.
Cercherò di spiegarmi meglio: avevo frequentato la scuola per diventare coach. Questa era terminata. Avevo visto su me stessa e sulle tante persone che avevo incontrato quanto questo tipo di comprensione potesse generare un miglioramento nella propria vita, ma continuavo a tentennare nell’intraprenderla come attività. Spesso mi chiedevo:
Perché non mi alzo ogni mattina dal letto piena di energia ed entusiasmo chiedendomi qual è il prossimo passo da fare per creare ciò che voglio?”
Insomma desideravo realizzare qualcosa, ma le mie azioni non lo rispecchiavano a sufficienza.
Forse anche a qualcuno di voi è capitato di desiderare qualcosa intensamente e poi di fare poco o meno di quanto era in vostro potere per ottenerla? Si potrebbe trattare del voler ritornare in forma fisica o di imparare una lingua straniera. Potreste aver desiderato di avere nuovi amici, intraprendere una nuova relazione, apportare modifiche al vostro lavoro…
Quella domanda era ormai scomparsa dalla mia mente quando, un giorno, di punto in bianco ho visto ciò: il pensiero “Io non ci riesco” prosciuga la tua energia. Ebbene sì, non era più il primo in classifica, aveva ridotto notevolmente il suo volume, si era trasformato in un sottofondo quasi impercettibile consentendomi di fare molte più cose, ma era ancora lì. Prima credevo di non riuscire in alcune aree della mia vita. Avevo smesso di credere che fosse così vero ed ero riuscita a fare cose che prima non pensavo di riuscire a fare. Ora, c’erano altre aree in cui mi veniva normale credere che “non ci sarei riuscita”, e in effetti mi veniva difficile intraprendere azioni in quelle aree.
Da un po’ di tempo altri due termini mi ronzavano per la testa: sfida e fallimento. Proprio come se fossero delle api o delle mosche fastidiose cercavo di allontanarli dalla mia mente, di non pensarci. Visto che continuavano a ronzare, ho deciso di fermarmi e pensarci su un attimo.
Sfide e fallimenti nella mia vita? No, grazie. Non ne volevo più, anzi se ci fosse stato un piano per eliminare del tutto la loro presenza l’avrei sottoscritto all’istante.
Cosa pensavo realmente del termine sfida? Questo rievocava in me i duelli medioevali con tanto di cavalieri in armatura che si sfidavano fino all’ultimo sangue. A prescindere da ciò, in ogni sfida c’è sempre un vincitore ed uno sconfitto, anche quando la sfida, come spesso accade è con se stessi.
Cosa pensavo realmente del termine fallimento? La fine dei giochi. Un punto di non ritorno.

Avendo fatto tanti corsi di crescita personale avevo sentito dire tutta una serie di cose relative al fallimento che ritenevo e ritengo tuttora logiche e valide.
COSA HO SENTITO DIRE
Molti, per esempio, fanno notare come tutti i bambini prima o poi si alzano in piedi ed iniziano a camminare. Lo fanno con il loro stile unico ed ovviamente non senza fallire. Cadono innumerevoli volte. Ci ricordano anche come tutti noi siamo caduti innumerevoli volte prima di imparare a camminare o ad andare in bicicletta, ma questo non ci ha impedito di farlo.
Altri ricordano come Walt Disney fu scartato da un direttore di giornale per mancanza di idee o che Albert Einstein nel 1895 fu bocciato all’esame di ammissione al Politecnico di Zurigo dove entrò successivamente.
Alcuni ricordano come diciotto case editrici rifiutarono il racconto di Richard Bach “Il gabbiano Jonathan Livingston” mentre furono ben trentatré quelle che rifiutarono a Jack Canfield la pubblicazione di “Brodo caldo per l’anima”. Entrambi questi libri sono diventati dei best seller. Anche la scrittrice J.K. Rowling, la mamma di Harry Potter per intenderci, ha visto rifiutato da alcune case editrici il suo primo romanzo.
Da qualche parte ho anche letto che il leone quando va a caccia fallisce sette volte su dieci.
Ogni volta che sentivo tutto questo ne rimanevo colpita, affascinata, rinfrancata e pensavo che effettivamente non esiste successo senza fallimento. Qualcosa però, rimaneva nascosto ai miei occhi tanto da farmi pensare che sarei stata ben lieta di evitarli nella mia vita.
COSA NON AVEVO ANCORA VISTO
Quello che non avevo ancora visto è che sbagliavo ausiliare. Essere ed avere sono due verbi ausiliari, ma è molto diverso sentirsi un fallito e pensare di esserlo dal dirsi ho fallito in questa cosa piuttosto che in quest’altra. Nel primo caso diventa un’etichetta, un pensiero poco utile, nel secondo ti si aprono possibilità per trovare una soluzione, per risolvere una questione o semplicemente per trarre una lezione da quanto fatto.
Quello che soprattutto non avevo visto è che tutto quello che desideravo e desidero realizzare nella mia vita era ed è qualcosa di nuovo, qualcosa che non esiste già. Qualunque cosa che non esiste già nella nostra vita va appresa e realizzata e quindi questo porterà con sé inevitabili sfide, errori, fallimenti.
Tutti abbiamo sentito pronunciare almeno una volta il proverbio “Non tutte le ciambelle vengono col buco”, ma soprattutto adesso io penso che le migliori nascano dall’esperienza e da tutte quelle in cui abbiamo sbagliato leggermente l’impasto, abbiamo sbagliato ad imburrare la teglia, le abbiamo sfornate prima del previsto.
Questa è stata la mia grande scoperta: capire che dovevo dare il benvenuto alle sfide e ai fallimenti se volevo realizzare qualcosa di nuovo nella mia vita ed iniziare a vivere davvero.
È ovvio pensare di non riuscirci quando la sensazione è quella di dover prendere, fare, realizzare qualcosa di perfetto al primo colpo.
Adesso ciò che desidero è diventato più che una destinazione un viaggio.

Penso che non accettare sfide e fallimenti nella propria vita sia come vederla scorrere da dietro una finestra o da su un balcone nella speranza che si palesi il momento, l’occasione giusta. Accettandoli si inizia a vivere davvero.
Spesso poi sfide, errori, fallimenti popolano molto di più i nostri pensieri che la realtà e a volte, quando accadono l’impatto è molto minore del previsto.
L’aver visto tutto ciò mi ha reso più libera.
Quali sono le cose che ameresti realizzare nella tua vita? Vuoi avere una forma fisica migliore? Vuoi imparare a ballare? A cucinare? Vuoi avere una nuova relazione o portare quella già esistente ad un nuovo livello? Vuoi fatturare di più?
Cosa pensi di sfide e fallimenti? Alleati o nemici?
Mi farebbe tanto piacere leggere un tuo commento! Nel frattempo buona vita!
Francesca
Di getto mi verrebbe di dire che il fallimento è un nemico, ma nel momento in cui si trova la forza di rialzarsi , diventa un alleato che ci fa accettare nuove sfide.
Un anno dopo sei diventata ancora più brava. Molto interessante questo articolo!
Grazie.
Buon viaggio Francesca!
Cara Maria Lucia,leggendo il tuo commento mi ha colpito l’espressione “la forza di rialzarsi” che implica il vedere il fallimento come una caduta o come un punto di basso nella vita.Penso che la maggior parte delle persone lo percepisca così. Anch’io fino a qualche tempo fa.Adesso la mia visione è cambiata, lo considero come qualcosa di necessario per progredire e creare qualcosa nella mia vita.Penso, infatti ,che come non si può imparare a camminare senza cadere innumerevoli volte lo stesso valga per qualunque cosa vogliamo realizzare nella nostra vita.Importante è poi ricordarsi che tutto il dispiacere,il dolore, la mancanza di speranza che a volte potremo provare in quelle circostanze dipendono da ciò che staremo pensando in quel momento.Grazie per aver commentato!Un abbraccio!
Bravissima Francesca mi hai fornito una nuova visione degli sbagli…. Scalini sui quali salire per guardare la propria vita da un’altra prospettiva!!!! Grazie per questo articolo illuminante!!!!
Ne sono felice,Francesca!Grazie di cuore a te per aver commentato!Un abbraccio
Francesca, le tue considerazioni su successi e fallimenti della vita, sono un condensato di saggezza su cui non ci soffermiamo spesso a riflettere. Non ricordo chi diceva “ho cercato di conoscere i confini della mia isola. Quello che ho trovato sono le frontiere dell’oceano”. Complimenti!
Bellissima citazione…È proprio vero!È quello che accade quando iniziamo a vedere i nostri pensieri,soprattutto quelli limitanti ,per quello che sono:cioè pensieri e non la realtà.In quel momento i nostri confini si ampliano e la nostra vita diviene più leggera e bella.Grazie di cuore per aver commentato!Un abbraccio
La differenza tra i due ausiliari: ESSERE un*a fallito*fallita oppure AVER fallito. Questa tua intuizione Francesca mi ha folgorata!
Ne sono felice,Anna!!!Un abbraccio
Cara Francesca, ti faccio i complimenti per quello che ci hai trasmesso con le tue riflessioni.
Mi soffermo un attimo sulle due parole: sfida e fallimento.
La vita, secondo me, è una sfida continua che vede sia successi sia fallimenti.
Questi ultimi, sicuramente ci fanno male, ma ci fanno crescere e ci rendono più forti.
Complimenti ancora a te e “ buona vita”.
Cara Adele,è proprio vero che i fallimenti ci aiutano a crescere soprattutto se lasciamo transitare senza rimuginarci su pensieri del tipo:”Non sono portato “,”Non ce la farò mai”ecc.Possiamo poi osservare come i verbi crescere e creare abbiamo la stessa radice.Mi ha sempre colpito il fatto che più cresciamo più tendiamo a creare (famiglia,figli,amicizie,lavoro ecc) e allo stesso tempo proprio il creare ,anche quando falliamo,se questo è visto nella giusta luce,ci aiuta a crescere e progredire sempre più.Grazie di cuore per aver commentato!Un abbraccio
Francesca, ho letto il tuo articolo: è molto interessante ma soprattutto è un bellissimo esempio di forza e incoraggiamento per tante persone che trascorrono momenti della loro vita nell’abbattimento , nello sconforto, senza la speranza nelle proprie capacità e nel futuro.
Condivido in pieno le tue idee
e ti invio i miei complimenti per l’articolo ma anche i miei più cari auguri per il tuo lavoro.
Cara Tiziana,sono contenta che tu abbia trovato interessante l’articolo.È proprio vero che tutti,a volte,ci intratteniamo e rimuginiamo nella nostra testa su pensieri del tipo:”Non sono capace a…,”Non sono portata per…altrimenti ce l’avrei già fatta”, “Non ce la farò mai”ecc, perdendo fiducia nelle nostre capacità e nel futuro.La buona notizia è che i pensieri non hanno radici,cioè non sono radicati in noi anche se a volte la sensazione che abbiamo è proprio questa.Grazie di cuore per aver commentato!Un abbraccio
Cara Francesca, sono piacevolmente sorpresa del tuo “nuovo viaggio” !!! So bene quante volte ti ho sentito dire”non ci riesco” … ma poi trovavi il coraggi di “ provare” e il risultato ci sorprendeva!!!!! Sei grande… e lo sarai sempre in tutto quello che fai e farai. Ti ringrazio per esserti ricordata di me e per aver inviato il messaggio che mi ha permesso di vedere dove ….sei arrivata! Ti voglio bene e spero di sentirti presto!❤️
Cara Maria Assunta,grazie di cuore a te per la tua competenza con cui dapprima ti sei accorta dei miei problemi di vista e poi mi hai aiutato a risolverli.Grazie anche per aver commentato .Un abbraccio! A presto!
Complimenti per il tuo articolo Francesca!! Oltre alle tue idee, che condivido pienamente, ho apprezzato molto la serenità dell’approccio, che credo sia fondamentale quando si vuole lavorare su se stessi. Come diceva Gandhi “la vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia!”
In bocca al lupo per questa nuova avventura! Un abbraccio forte
È vero, cara Paola, la comprensione dei Principi, cioè di come funzioniamo,regala uno sguardo più sereno e leggero,ma anche lucido e concreto su se stessi e le situazioni talora anche problematiche che ci circondano.Mi piace veramente tanto la frase di Gandhi da te citata e so quanto tu sia forte e capace di ballare sotto la pioggia. A volte ci sono delle situazioni oggettivamente complicate,ma seguendo la nostra saggezza personale(il nostro sole interno che si trova aldilà del nostro pensiero abituale) riusciamo ad orientarci e a trovare sempre la strada per noi più giusta.Comunque…dopo un lungo e piovoso inverno viene sempre la primavera!Grazie mille per aver commentato!Un grande abbraccio