Se prima di conoscere i Tre Principi avessi dovuto stilare una classifica dei miei pensieri più frequenti, sicuramente, saldamente in vetta, ci sarebbero stati: ”Io non ci riesco…”, con le sue varianti: ”Non sono capace di…”, ”Non sono brava a…”. Erano per me ospiti indesiderati che mi bloccavano nel compiere ciò che volevo/dovevo fare o lo rendevano più complicato e pesante.

Forse vi starete chiedendo se, di tanto in tanto, riuscissi a fare qualcosa di buono anch’io. La risposta è: ”Sì!”, ma, per esempio, trascorsi cinque minuti di pura gioia per aver superato un esame, ero già in affanno nel chiedermi se per il successivo sarei riuscita a fare altrettanto. E questo, badate bene, poteva accadere anche nel fare bene una semplice torta.
Una delle azioni in cui mi sentivo particolarmente negata era chiedere. Pensavo, infatti, di non essere particolarmente brava ad ottenere ciò che mi serviva e, molto spesso, di creare un problema o disturbare gli altri. Se i muri dei corridoi della mia facoltà potessero parlare vi racconterebbero di una persona che incedeva lentamente, esitava nel bussare, aveva la testa piena di mille domande: ”Disturberò?”, “Mi ascolteranno?”. Anche se fuori il cielo fosse stato limpido, il mio personale era plumbeo.
Spesso chiedevo solo parte di quello che mi serviva e questo lo facevo, a volte, anche con i miei amici. Mi occorrevano, talvolta, più telefonate per chiedere veramente tutto ciò che mi era necessario.
Inoltre, quando avevo un problema o sentivo che le cose non stavano andando per il verso giusto, iniziavo a pensare. In queste situazioni pensare era il mio “sport” preferito. Volevo con ogni fibra del mio essere trovare una soluzione a quelle sfide e far passare velocemente quelle pessime sensazioni. Spesso, quando tutti andavano a dormire, d’inverno, vicino al caminetto acceso, d’estate, in giardino guardando il cielo stellato, me ne stavo lì a riflettere. Generalmente il tutto si risolveva in un nulla di fatto e il mio umore era, di solito, peggiorato.
L’incontro con i Principi mi ha insegnato una cosa fondamentale: i miei pensieri, i nostri pensieri non sono la realtà, ma solo il modo attraverso cui ne facciamo esperienza.
Trattavo i miei pensieri alla stessa stregua di una cartina geografica o della pianta di un appartamento. Pensavo che mi indicassero ciò che c’era nella vita, che ne facessero una fedele riproduzione. Li utilizzavo per orientarmi. Se mi sentivo insicura, spaventata o felice ci doveva essere qualcosa, lì fuori nel mondo, a rendermi tale. Quando ho realizzato che un pensiero è fatto della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni e che un evento lo posso sperimentare in mille modi diversi e questo, solo grazie al mio pensiero, molte cose sono cambiate.
Chiedere per me, ora, non è più un problema così grande. Sono diventata più veloce, efficace e, talora, anche divertita nel farlo. A volte i miei vecchi pensieri non ci sono più, in altre fungono da sfondo, da coreografia, permettendomi comunque di muovermi in maniera più agile e fluida.

Desidero ancora risolvere i problemi, le sfide che si affacciano nella mia vita, ma so che se non mi aggrappo alle mie vecchie idee, alle mie vecchie soluzioni, me ne verranno in mente di nuove. Rimango ancora sveglia fino a tardi vicino al camino acceso o in giardino guardando il cielo stellato, ma per il puro piacere di farlo, talvolta, ascoltando musica.
Da tutto questo ho capito che quando riusciamo a vedere un pensiero per quello che è, ossia uno degli infiniti modi in cui possiamo vedere, interpretare, sperimentare qualcosa, questo avrà meno potere su di noi e sarà più facile aprirci alla possibilità di nuove idee che, naturalmente, porteranno comportamenti differenti.
Sappiamo tutti che cambiare il proprio punto di vista, avere una nuova idea ci permette di fare cose differenti, un po’come la figlia adolescente di una mia carissima amica che, non credendo più all’esistenza di Babbo Natale, è potuta andare con sua madre a comprare i regali che avrebbe dovuto ricevere. Le carote per le renne, il latte e i biscotti per Santa Claus sono stati messi, invece, in bella vista per il fratello minore.
E’ capitato anche a voi qualcosa di simile?! Mi piacerebbe me lo raccontaste e che scriveste delle vostre sensazioni nel leggermi. Intanto… buona vita!
Francesca Casto
È fantastico quello che hai scritto Francesca,ricordo bene l’inizio del percorso e ora riesco a vedere la nuova te ed è bellissimo
“Una nuova me”con una maggior capacità di vivere la vita che desidero…è proprio vero Sabrina!Grazie per aver commentato!A presto!
Mi piace molto quello che scrivi!
Nelle tue parole trovo una persona coraggiosa e sicura. La cosa fantastica è che in tutti i post che leggo, non vedo nessun
grande cambiamento all’esterno. Solo grande grandissima crescita interiore!
Grazie!!!
Hai proprio ragione Veronica!L’incontro con i Principi e quindi con il capire come ognuno di noi crea la sua realtà porta inevitabilmente ad una crescita interiore…poi i cambiamenti all’esterno seguono naturalmente.Grazie di cuore per aver commentato!