Cronaca di un disastro senza rimedio!?
“E’ stato un disastro! E’ andato tutto a rotoli! Voglio smettere di stare così male! Non sono in grado di farne una giusta! Non ce la farò mai!”.
Se anch’io non incappassi negli stessi oscuri pensieri o credessi ai miei clienti quando esordiscono con questa frase, mi sentirei probabilmente una professionista da quattro soldi (o penserei che i miei clienti non capiscono proprio nulla!).
A questo punto ci sono due passaggi per me obbligati.
Primo passaggio
Intanto comincio ad avvertirli che, contrariamente a quanto desiderano, non arriverà il giorno in cui staranno sempre bene, si sentiranno sempre adeguati, sempre perfetti.
Li avverto che ancora non ho conosciuto qualcuno che ci sia riuscito in modo permanente ma assicuro loro che qualora mi capitasse non mancherei di renderli partecipi.
Quello che invece li invito a fare è mettersi comodi nel disagio, nella paura, nello star male. Facile essere rilassati quando si sta bene, ma riuscire a rimanere confortevoli quando un pensiero disastroso si avvicenda nella nostra testa è tutt’altro paio di maniche.

La prima volta che parlo in questo modo (e a volte anche la seconda e la terza), mi guardano con gli occhi dubbiosi alla “Ma che cavolo stai dicendo, Willis?” o forse “Ma da chi diavolo sono capitato/a!”.
Sorvolo sorridendo sulle loro espressioni in attesa del giorno in cui arriveranno con un sorriso diverso. Quello in cui sarà comparsa la nota: “Adesso finalmente vedo!”.
Ognuno hai i suoi tempi e i suoi modi per cominciare a intravedere, sperimentare, fidarsi ma coloro che perseverano a sufficienza, arrivano e la loro espressione è distesa, hanno toccato con mano che si può!
Quando riusciamo a rimanere sufficientemente aggraziati ed eleganti nonostante pensieri da incubo imperversino nella nostra testa, lì allora davvero qualcosa comincia a cambiare. La nostra esperienza di noi stessi, del mondo, di quello che ci circonda, muta!
Smettiamo (almeno un po’) di agitarci troppo, di voler a tutti i costi uscire da quel pensiero doloroso (o di cercarne uno di migliore), di puntare a quell’unica soluzione urgente che non riusciamo a trovare da nessuna parte. Cominciamo a percepire che non siamo poi così tanto in pericolo come la nostra testa vuol farci vedere.
L’aspetto che continua a far rimanere, me per prima, a bocca aperta è che più frequentiamo questo spazio, più sentiamo con ogni fibra di noi stessi che possiamo fidarci di noi e della vita. Cominciamo a vedere che prima o poi le cose si risolvono, che prima o poi arriva la risposta di cui abbiamo bisogno(spesso prima che poi), che sappiamo scegliere, che sappiamo cavarcela molto meglio e molto di più di quanto sappiamo. Sperimentiamo che siamo in grado di compiere azioni coraggiose, significative, importanti, amorevoli….
E’ una sensazione fantastica quando la si prova! Arrivare e dire:
“oggi sono quietamente agitato” (l’ho presa a prestito da un mio cliente).
Secondo passaggio
Questa è la fase curiosa nella quale indago su cosa hanno fatto di tanto disastroso, sbagliato, irrimediabile!
Ammenoché non abbiano così tanto desiderio di raccontare che si trasformano in un incontenibile fiume in piena, anche qui non manca l’espressione perplessa alla “Ma come, non ti fidi, di quel che ti dico?!”, “Siamo in una serie crime e mi stai interrogando?”
Quello a cui sono interessata è scoprire “in che modo non vedono”. Su quale gioco di luce abbagliante si riflettono i loro pensieri e le loro emozioni e cosa invece non stanno vedendo di meraviglioso che sta dietro o a volte anche di lato e più spesso, dentro.

Di solito, continuando nella conversazione, emerge che nonostante venga percepito quasi esclusivamente il caos della propria testa, hanno messo in atto strategie intelligenti, fatto azioni ispirate, hanno insomma usato la loro saggezza innata.
Solo che a volte non lo vedono, non lo vediamo. Non ce ne accorgiamo, non ci facciamo caso: è davanti ai nostri occhi ma siamo distratti dal luccichio degli specchietti.
Mi fermo e penso a tutte le volte che capita anche a me e sorrido ricordando i miei livelli di teatralità tragica!
A volte c’è bisogno di qualcuno che ti riporti a vedere nella direzione giusta, per scoprire magari che c’eri già arrivato, che lo sapevi già ma che ancora non sapevi come mettere insieme i pezzi.
E a quel punto, in un’istante, la cronaca del disastro, svanisce. E ti ricordi chi sei. E sei pronto ad uscire nel mondo e vivere avventure sublimi!
Sono sicura che è capitato anche a te. Che ne dici di condividere con noi la sensazione di quando hai visto che era solo un gioco di specchi nella tua testa?
Quando mi rendo conto che “era solo un gioco di specchi nella mia testa” la sensazione é di aver messo la testa fuori dall’acqua e respirare. Poi penso ” che stupida che sono…ci sono ricascara…adesso che vedo chiaro sento che non ci ricascherò piú” ..e invece ci ricasco ogni volta!!!..e sto accettando anche questo, e sono sempre più a mio agio, quando sono sintonizzata su “radio catastrofe”. E piú passano i mesi, gli anni, piú ci resto sintonizzata per meno tempo.. perché quando smetti di arrabbiarti di essere arrabbiata, di intristirti perché sei triste, di spaventarti di essere spaventata….’equazione si semplifica.
Quando non reagisci alle sensazioni, e le lasci semplicemente essere, si esprimono e poi vanno via . A volte é importante anche capire che fare esperienza di quelle sensazioni può essere addirittura necessario per esplorare tutte le sfumature del nostro essere. Di cosa parlerebbero i poeti altrimenti?
Grazie Loize, descrivi molto bene quello che ci accade e non vorremmo accadesse. Mi piace moltissimo l’espressione “l’equazione si semplifica”, credo sia lì la chiave per semplificarci la vita, stare meglio e soprattutto volgere lo sguardo in una direzione utile.