
L’amore è così vicino alla superficie che può apparire improvvisamente e imprevedibilmente anche in mezzo a una tempesta emotiva.
L’amore è al nostro centro.
Scalfisce la superficie della nostra apparenza, del nostro carattere, del nostro pensiero e toccherà la nostra umanità.
(Verso l’Amore – George Pransky)
Con mio marito ho frequentato il “Corso sulle relazioni sentimentali” (proposto da Alessandro Saramin e Chiara Grandin) e, queste semplici parole “mettere l’amore al primo posto”, hanno rappresentato la base di tutto il percorso.
Concetto semplice, scontato forse, ma nello stesso tempo per me, illuminante. Mi ha aperto gli occhi su un’ovvietà che ha fatto un’enorme differenza.
L’amore è insito in noi, fa parte della natura umana, è l’essenza più vera e più profonda del nostro essere. La nostra saggezza innata purtroppo sovente viene coperta o offuscata dai nostri pensieri e quindi viene dimentica, compressa, coperta con armature immaginarie e difese.
Parlare o scrivere di relazioni in un articolo è un’impresa ardua, ma proverò ugualmente a trasmettervi quanto la comprensione, alla luce dei tre principi ha migliorano le mie relazioni.
LA leggenda della tribù degli indiani Cherokee
C’è una bellissima leggenda della tribù degli indiani Cherokee a riguardo del “rito di passaggio”, cioè il rito per diventare adulti.
Ma prima di raccontartela, ti propongo di immaginare di essere l’autore di questa sceneggiatura.
La leggenda parla di relazione, riti di passaggio, ruoli ed emozioni. Parla di vita, di saggezza, ascolto e pensieri.
Argomenti adattabili all’esperienza di ognuno di noi e proprio per questo, ti invito a creare i personaggi più vicini alla tua realtà.
LA LEGGENDA
Il padre porta il figlio nella foresta, gli mette una benda sugli occhi e lo lascia lì da solo.Il giovane deve rimanere seduto su un tronco tutta la notte senza togliere la benda finché i raggi del sole non lo avvertono che è mattino.
Non può e non deve chiedere aiuto a nessuno.
Se sopravvive alla notte, senza andare a pezzi, sarà un UOMO.
Il ragazzo è chiaramente terrorizzato… sente tanti rumori strani attorno a lui. Il vento soffia forte tutta la notte e scuote il tronco su cui è seduto ma lui va avanti coraggiosamente, senza togliere la benda dagli occhi.
In fondo, è l’unico modo per diventare uomo!
Finalmente, dopo una notte terrificante, esce il sole e si toglie la benda dagli occhi. Ed è così che si accorge che suo padre è seduto sul tronco a fianco a lui. E’ stato di guardia tutta la notte proteggendo suo figlio da qualsiasi pericolo.
Il padre era lì, anche se il figlio non lo sapeva.

L’alba e la benda
Ho due figli di 15 e 10 anni. Leggendo mi sono immaginata seduta sul tronco nella foresta a vivere emozioni: vulnerabilità, paura, coraggio e connessione.
Io avrei paura a rimanere sveglia in una foresta per tutta la notte, sia nei panni di figlia che di genitore.
Ma nel racconto entrambi superano il rito di passaggio, incolumi.
Quante prove superiamo o affrontiamo nella nostra vita, quanti momenti paurosi viviamo ma sorprendentemente rimaniamo seduti su un tronco in attesa dell’alba?
L’alba per me è il risvegliarsi da un pensiero di insicurezza.
Quando ci risvegliamo da un pensiero insicuro, emerge una sensazione di libertà e di speranza, ci facciamo sorprendere e viviamo l’esperienza del benessere innato di cui siamo fatti.
Invece la benda sugli occhi per me è la nostra coscienza, la luce dell’alba è il segnale che finalmente si ha una maggiore consapevolezza che ci fa vedere la realtà in un altro modo.
È sempre e solo l’esperienza che facciamo del nostro pensiero che ci fa percepire e vivere in modo differente la situazione.
Le nostre emozioni e sensazioni arrivano direttamente ed esclusivamente dai nostri pensieri e quindi, qualunque sensazione o emozione proviamo, è il riflesso del pensiero che stiamo formulando in quel momento.
UNA PAROLA NUOVA
Come nella frase iniziale “l’amore scalfisce la superficie del nostro pensiero”, è anche vero che l’amore scalfisce la paura e affiora la vulnerabilità.
Parola nuova per me, inizialmente mi evocava mancanza di protezione. Poi, al contrario, ho visto che essere vulnerabili rende coraggiosi perché è da lì che si accede a quella personale saggezza che sa di cosa abbiamo bisogno e ci guida a scelte giuste e coerenti per noi in un preciso momento.
Essere vulnerabile mi fa accedere a quello spazio in cui vado oltre all’apparenza, raggiungo le mie radici, la mia unicità e autenticità. Cadono le mie difese, mi metto in ascolto di me stessa e degli altri. Sono disposta a vedere, a scoprire la mia realtà e diventare curiosa di questa realtà di chi mi sta accanto.
Essere vulnerabile per me è sinonimo di grazia, di apertura, intimità, armonia.
RIMANERE IN ATTESA
Ripensando alla leggenda mi sono chiesta se sono disposta a fermarmi e stare in attesa.
E’ una sfida per me rimanere a lungo ferma in attesa. Mia figlia mi rinfaccia di non esserne capace.
Sto imparando ad ascoltarla e andare oltre a queste parole.
…E se avesse ragione?
In un bellissimo libro intitolato “Genitori coraggiosi” (H. Omer, D. Piacentini), il ruolo dei genitori è paragonato alla metafora del porto sicuro.
Un porto sicuro non si limita ad un atteggiamento avvolgente, accettante e incoraggiante.
Il porto, è sicuro solo se la nave è ancorata.
L’ancoraggio dei genitori stabilizza e protegge il figlio dall’essere trascinato dalle correnti.
Credo che questo sia vero in ogni relazione.

L’AMORE AL CENTRO
Questo per me rappresenta mettere l’amore al centro, confidare nell’infinita saggezza che mi tiene ancorata, che tiene ancorato ciascuno di noi alla calma interiore che ci consente di chiederci cosa si desidera davvero. Cosa siamo disposti a fare e dare gratuitamente per cambiare, stabilizzare, vivere con serenità, fiducia e libertà le nostre relazioni. Solo da questo spazio possiamo essere, posso essere un porto sicuro per me e per chi mi sta accanto.
Allora riusciamo a rimanere seduti su un tronco in una foresta di notte in compagnia delle nostre emozioni piacevoli o spiacevoli che siano, delle nostre paure, sostenuti da questo amore incondizionato da cui sorge la nostra capacità di donare, di diventare più amorevoli, comprensivi e compassionevoli.
RITI DI PASSAGGIO
La leggenda parla anche di riti di passaggio per diventare un uomo.
Nel mio immaginario i riti di passaggio sono prove di forza, di resistenza e di fatica da sostenere in assoluta solitudine, sfide con se stessi e il mondo esterno.
I riti di passaggio per me ora, sono quelle semplici intuizioni quotidiane in cui riesco a vedere con limpidezza l’altro, ad accettarlo per quello che è, a leggerne i bisogni, quando riesco a scorgere i miei pensieri agitati e accoglierli con benevolenza, quando mi accetto, quando mi concedo di essere vulnerabile ed essere più accogliente, amorevole e libera.
Quando smettiamo di lottare con noi stessi e con i nostri pensieri, ogni relazione migliora. Solo togliendo la benda dagli occhi, possiamo vedere e ascoltare l’altro, accorgerci dell’illimitato potenziale di chi e di ciò che ci circonda. Cadono le convinzioni, i preconcetti e i filtri attraverso cui vediamo gli altri.

Questi filtri possono cadere in ogni momento, è liberatorio realizzare che i pensieri non sono permanenti. Questo è un dono. Quando accade, è saggio esserne grati ed apprezzarlo”.
Ispirazioni – Jane Tucker)
Quando vedo accadere questo nella mia vita tutto è più armonioso e so per esperienza che accade lo stesso a ciascuno di noi.
Ad ottobre ci sarà il 3 Congresso Nazionale sui Principi e approfondiremo anche le conversazioni su “come semplificare le relazioni”.
Mi piacerebbe ci fossi anche tu che sei arrivato fin qui a leggere il mio articolo e, se nel frattempo vuoi condividere con me i tuoi pensieri sarò felice di ascoltarli.
A presto.
Ciao Luisa questo articolo mi ha toccata nel cuore, mentre lo leggevo avevo le lacrime.
Una boccata di nuove intuizioni , grazie
Grazie Luisa per questo articolo. Mai come in questo momento della mia vita sto sentendo il bisogno di fidarmi di più delle mie sensazioni, di comprendere che tutto è legato solo ed esclusivamente al mio pensiero e di smettere di lottare per cercare di cambiarlo. Grazie di cuore
Grazie a te Sabrina del tuo commento. La semplicità e la grandiosità dei principi risiede in questo: realizzazioni intuitive emergono spontaneamente da uno spazio di quiete. Essere toccati nel cuore per me è sinonimo si principio mente. Grazie
Hai perfettaragione Marzio. Cerchiamo di lottare contro un pensiero agitato nella speranza di cambiarlo. Ma la semplicità dei principi ci riconduce in quello spazio in cui c’è la certezza che tutti i pensieri sono transitori. Per me è rassicurante e mi infonde speranza. Grazie della condivisione, rispondere ai vostri commenti è uno stimolo ad approfondire la comprensione dei principi