Da circa un anno ho iniziato a dedicarmi alla voga veneta, che è quel modo particolare di remare che si pratica a Venezia, uno sport un po’ insolito per una gentil donzella, ma che mi regala tanti bei momenti di stacco dai pensieri quotidiani. Come succede spesso a molti di noi in situazioni analoghe, il contatto con la natura, il movimento fisico e la compagnia di persone che non hanno a che fare con la vita di tutti i giorni, mi aiutano a distrarmi da tutto ciò che normalmente occupa la mia mente, lasciando a volte spazio all’emergere di pensieri nuovi su questioni magari anche “vecchie”.
Ad esempio, è stato durante l’uscita con un’altra persona che ho avuto la possibilità di realizzare in maniera più profonda e sentita il funzionamento del nostro Pensiero. Per raccontarvelo, prima però devo spiegarvi come funzionano le uscite in barca.

Quando si esce in coppia, uno dei due sta a prua e l’altro a poppa. Chi è a prua – cioè davanti – dà il ritmo ai colpi dei remi e, di fatto, fa andare avanti la barca, ne è il “motore” principale; se questo significa che deve mettere molta più energia dell’altro, come contropartita è libero da qualsiasi altra responsabilità. Spetta infatti a chi sta a poppa – cioè dietro – l’onere di dare direzione alla barca e di essere a tempo con il ritmo della prua. C’è di positivo che gli è richiesto un impegno fisico molto più lieve.
Ero a poppa, quindi dovevo mantenere la direzione della barca in una posizione precisa del fiume, evitando che io ed Andrea, il mio compagno di voga, finissimo addosso a qualche riva, magari in mezzo ad un groviglio di rovi! Succedeva però che per quanto lui mettesse un’energia minima alla sua vogata ed io invece ci mettessi tutta la forza che avevo, la barca sbandava inesorabilmente dal mio lato, segno che i miei colpi di remo erano troppo poco efficaci rispetto ai suoi. Com’era possibile?
Finalmente all’ennesimo zigzag sul fiume mi sono resa conto di una cosa, che era in realtà la scoperta dell’acqua calda, dato che mi era stata ripetuta fin dalla prima lezione!
Quando sei a poppa il tuo sguardo dev’essere costantemente rivolto in avanti, a guardare la punta della prua, per avere sempre chiara la posizione della barca rispetto al canale e per poter andare bene a ritmo col tuo compagno. Cosa facevo io invece? Fissavo il mio remo per capire cosa ci fosse che non andava, per controllare che entrasse ed uscisse dall’acqua come si deve, per essere sicura di fare tutto giusto. E più la barca virava inesorabilmente verso destra, più io guardavo il remo in cerca di una risposta. E mi affannavo con tutte le mie forze, inutilmente.
Appena me ne sono accorta e ho corretto il tiro, fare il timoniere ha smesso di essere così tanto stressante e faticoso com’era stato fino a quel momento. Succede ancora che quando cambio partner di voga, quando non sono in giornata, quando sono stanca, io torni a faticare il doppio perché la testa si gira inesorabilmente verso destra e io non guardo più né la prua della barca né il ritmo del mio compagno. Ma dura sempre meno e correggere il tiro diventa sempre più semplice e naturale.

Questa realizzazione sul funzionamento della barca mi ha portata immediatamente, per analogia, ad un’immagine che descrive il meccanismo di funzionamento del nostro Pensiero, un meccanismo comune a tutti noi che ne siamo consapevoli o no.
La prua della barca, da guardare perché ci dice sempre esattamente dove siamo, è un po’ come la buona sensazione che ci guida nella vita quando siamo mossi da un desiderio autentico, da un’intuizione speciale, dalla voce della nostra saggezza. Se la ascoltiamo andiamo dritti e sappiamo sempre dove siamo, se ci distraiamo no.
Mentre il remare di chi sta a poppa, del timoniere, mi ricorda i nostri pensieri: a volte sono pensieri lucidi, chiari, vibranti che ci spingono in avanti. Altre sono un po’ confusi, poco chiari, frenetici e inefficaci, e ci portano a sbandare.
Quello che fa la differenza nel modo di procedere lungo il fiume della vita è l’attenzione che diamo a questo flusso di pensieri che attraversano la nostra mente. Più stiamo ad analizzarli, più ci focalizziamo su di essi anziché su quello che dovremmo fare – cioè guardare avanti, ai nostri desideri autentici, agli obiettivi che più ci parlano di noi – più diventa difficile procedere dritti.
Proprio come per andare dritti con la barca non guardiamo al remo ma alla direzione, procederemo più agevolmente nella vita se diamo ascolto alla nostra saggezza anziché ai singoli pensieri che si susseguono nella nostra mente. Inizialmente potrà sembrarci quasi innaturale, come tutte le cose che non siamo abituati a fare, poi diventerà via via sempre più semplice. E sperimenteremo quanto sia più facile e rilassante andare avanti senza dare peso a pensieri che spesso non ci servono!
Anche a te è successo di avere delle intuizioni nei momenti più inaspettati? Sono curiosa di leggerle: scrivile qui sotto e ne parleremo insieme.
PS. Continua a seguirci nel blog. Tornerò presto anch’io, magari con qualche altro aneddoto sulle intuizioni che mi suggeriscono le mie uscite in barca!
Silvia, la semplicità con cui descrivi il funzionamento del pensare umano è disarmante ed incredibilmente profonda. Grazie. Sì, capita anche a me di far fatica in cose che sembra non sia necessario, è solo perché stavo guardando dalla parte sbagliata. Per esempio sono spesso preoccupata di non avere abbastanza soldi, abbastanza risorse per vivere. Più mi fissò con questa idea, più non vedo il lavoro da fare che abbonda intorno a me. Non sempre me ne accorgo subito in modo consapevole, ma non ha importanza, basta che alzi lo sguardo e si apre un mondo di possibilità. Ammetto che ci casco spesso in questa fissa, ma per quanto, a volte, è struggente dentro di me e sembri remare controcorrente, sapere di questo funzionamento mi riporta a guardare in una nuova direzione sempre più velocemente, e tutto torna ad essere per quel che è, più fluido e la barca procede nella sua giusta direzione. Talvolta, sembra che la corrente del fiume le dia una spinta.
Cara Agnese, grazie per il tuo prezioso contributo! Non vedo l’ora di leggere i tuoi articoli su questo blog!
Ciao, molto interessante il tuo articolo, ma come si fa a distinguere quella che chiami buona sensazione tra l’affollarsi di pensieri confusi e di paura? Tante volte io non so che fare, come faccio a guardare avanti se sono al buio e non vedo niente?
Ciao Orsetta, che bella domandona!
Personalmente credo che la ricetta infallibile, certa al 100%, con garanzia a vita, per distinguere le due cose non esista. Però posso dirti che ho imparato a riconoscere in me i pensieri confusi e di paura perché sono martellanti, angoscianti, ben rumorosi e quasi paralizzanti, a volte. Mentre la buona sensazione è come una dolce melodia, che mi spinge con delicatezza in avanti.
Sono certa che con l’ascolto di te e delle tue intuizioni, e sperimentando sempre di più il tuo modo di manifestare i due tipi di pensiero, riuscirai a distinguerli sempre meglio. Ti consiglio di continuare a seguirci, di cercare la pagina Facebook di Chiara Grandin (che fa dei brevi video spesso illuminanti), di approfondire la conoscenza dei 3 Principi attraverso qualche corso o qualche libro, o magari di fare una sessione esplorativa gratuita con uno di noi.
Ti lascio raccontandoti che proprio stanotte mi è capitato di dovermi muovere, nel buio più totale, in un posto che non conoscevo e la paura di inciampare e l’urgenza di uscire da quel buio quanto prima, erano davvero forti! Allora cos’ho fatto? Quello che faresti anche tu: mi sono messa in tasca l’urgenza e sono andata avanti un piccolo passo alla volta, acuendo i sensi per orientarmi!
Un abbraccio e a presto!
Bellissimo articolo Silvia e la metafora della barca è riuscitissima. Quante volte ci preoccupiamo di quello che accade intorno a noi togliendoci così l’energia per guardare avanti. Grazie di cuore
Grazie di cuore a te, Marzio.
Cara Silvia, il tuo post emana calma, sprigiona leggerezza. Forse perchè cogliamo ciò di cui abbiamo bisogno ma l’idea che in qualsiasi momento della vita anche il peggiore, ognuno di noi PUÓ “raddrizzare” la propria barca guardando a Prua … ha un non so che di rassicurante e magico con lo stesso sapore che hanno le cose semplici che spesso non vediamo più.
Grazie Silvia!
Ps: finalmente ho capito la differenza tra Poppa e Prua!
Ciao Mara! Felice delle belle sensazioni che ti ha lasciato il post e, pure, di aver sollevato il velo di mistero sulla differenza tra poppa e prua!