Ricordo ancora quella giornata in cui un amico, che da poco si era avvicinato al buddismo, mi disse:
“Su dai Claudia, cerca di vivere più Zen!”.
Sorrisi facendo un bel respirone. Sedevamo su una terrazza di uno chalet di montagna innanzi ad un panorama spettacolare. Cime innevate e un candido bagliore. L’aria mi sembrava più pura che mai ed io mi sentivo più forte che mai.
Rasserenata, mi dissi:
“Ma sì… è proprio vero da oggi voglio essere più Zen!”
Per me all’epoca equivaleva semplicemente al vivere con leggerezza, senza paura, senza prenderemela troppo.
Quella semplice parola, in quel momento in cui tutto mi sembrava non rilevante ed mi sentivo l’assoluta artefice del mio destino, racchiudeva la pozione magica per una vita migliore.
Ancora oggi, a tratti, riesco a catturare nuovamente quella bellissima sensazione che mi aveva aperto il petto e la vorrei tenere stretta in pugno per riprodurla all’occorrenza, perché, quando la ripesco, mi fa sentire sicura, potente. Questo è il controllo: pensare di poter sempre stare immersi in una sensazione di “beata onnipotenza”.
Eh sì dai ammettiamolo! Almeno per un giorno (mi dissi) non sarebbe più semplice per ognuno di noi controllare i propri pensieri, stati d’animo, gli eventi, la famiglia, i colleghi di lavoro, la relazione con i figli, mariti, lavoro, salute e … quello che vuoi tu? In quel caso, cavoli, a prescindere da come stanno gli altri io starei proprio bene!

Da quel giorno mi buttai a leggere testi di filosofia zen, meditazione e quant’altro nel vano tentativo di non ricascare più in quel pessimo stato di smarrimento che avevo ogni qualvolta vedevo saltare i miei piani. Poi senza neanche accorgermene, come tante altre volte, dimenticai anche la filosofia zen e quanto di interessante avevo letto e ripresi a ricontrollare “spudoratamente” la mia vita.
Tuttavia indagavo, come farebbe un investigatore con la lente di ingrandimento alla ricerca di dettagli importanti, qualcosa che sfuggiva al mio controllo e più sentivo quella sensazione, più ricercavo risposte, confronti, fonti, testi, filosofie che mi permettessero di saper di più, di affinare con qualche fatata tecnica che mi permettesse di vincere quel senso di vuoto e frustrazione che accidenti avvertivo in certi momenti di “mission impossibile!”.
E quando i piani saltano?
Ma se le coordinate saltano? Se i nostri piani saltano? Come ci muoviamo nell’ignoto? Quale è la nostra esperienza di questo nuovo viaggio, del nostro muoverci in quel che non conosciamo?
Quando finalmente avvenne il giro di boa, mi fu chiaro il perché spesso abbiamo una pessima sensazione di vita. La nostra mente è come le antenne di una radio, si sintonizza continuamente con la natura di un qualsiasi pensiero e si sperimenta ciò che si pensa credendo che ciò che emerge non sia la realtà ma spesso crediamo di dover controllare quello che emerge.
La vita non è una partita a scacchi, dove devi sempre vincere, perché’ se nel gioco degli scacchi si pianifica per vincere facendo “scacco matto” e muovendo quindi i pezzi in modo che il re dell’avversario si trovi in una posizione da cui è impossibile sottrarsi alla cattura, nella vita non funziona cosi, per quanto abile noi siamo l’imprevisto è sempre dietro l’angolo e nessuno è re o regina.

Flessibilità e controllo due facce della stessa medaglia
Opporre resistenza non è mai utile a prescindere dalla situazione che stiamo vivendo.
La natura in questo è maestra di saggezza e flessibilità. È sufficiente una passeggiata in un bosco innevato per comprendere facilmente questo semplice funzionamento. Ti sarà capitato di osservare che alcuni alberi, maestosi con rami vigorosi si spezzano sotto il peso della neve, altri apparentemente più fragili, si flettono non opponendo resistenza. Questo avviene perché due forze che si scontrano fanno la somma di due forze. Quindi ogni volta tentiamo di combattere situazioni oppositive in realtà le rinforziamo ponendo proprio troppa attenzione su di esse e vivendone tutte le pessime sensazioni che ne derivano. Muoversi nell’ignoto è come camminare al buio, nessuno sa in che direzione andare ma più rimaniamo connessi in noi e in ascolto, e più probabilità abbiamo di compiere passi magari non perfetti, ma comunque rinegoziabili. Ecco perche ho compreso che a prescindere dalla situazione difficile in cui si è immersi non rimanere intrappolati nei nostri pensieri è sempre e comunque vantaggioso.
E se poi un giorno ci si svegliasse e il mondo fosse sottosopra e si girasse per strada come marziani e accadesse qualcosa di insolito che cosa fare? O se ci si trovasse chiusi in casa per giorni incapaci di prevedere gli esiti a lungo termine di un confinamento globale?
Oggi alla luce dei Tre principi comprendo che pensieri di paura, pensieri di sicurezza, pensieri di tristezza o felicità sono SOLO PENSIERI… che si alternano nel corso delle nostre vite e che poiché per loro natura sono transitori presto passeranno, lasciando spazio a una comprensione di ciò che ancora non sappiamo… e trovando risposte giuste e applicabili alle domande che spesso ci tormentano.
Alla luce dei Tre Principi in questi giorni di quarantena ho compreso che potevo intrattenermi con i miei pensieri e domande irrisolte tutto il tempo che volevo ogni qualvolta lo desiderassi: fossero essi/esse devastanti, pesanti o speranzosi. Oppure… potevo smettere.
Una favola finale
E allora che dire … lasciarvi con questa favola che ho letto in questi giorni. Una favola di un saggio indiano che narra così:
C’era una volta un re, ricco e potente, che possedeva un diamante di enorme valore, uno tra i piu’ belli, tanto bello da volerlo incastonare in un anello. Nell’anello il re pensò di nascondere un minuscolo foglietto di carta sul quale vi era scritto un messaggio, brevissimo ma prezioso, che neppure lui conosceva ma che avrebbe dovuto leggere solo qualora nella sua vita si fosse trovato in un istante di assoluta disperazione.
Il re si mise alla ricerca e interpellò i grandi studiosi di corte per chiedere se mai tra loro vi fosse qualcuno tanto abile da scrivere su un minuscolo foglietto un messaggio cosi potente. Ma cercò invano.
A palazzo viveva anche il suo servitore fedele, al quale il re era immensamente affezionato. Fu questo umile servo che gli dono’ inaspettatamente il prezioso messaggio che a suo tempo avevo ricevuto da un antico saggio ma lo consegno’ ad una condizione: il re avrebbe dovuto leggerlo solo e unicamente nel caso in cui si fosse trovato in una circostanza della vita senza via di uscita. Passo’ del tempo..Il paese fu invaso e il re dovette fuggire a cavallo inseguito dai suoi nemici. Improvvisamente si trovò di fronte un sentiero senza via di scampo, una gola cieca. Era perduto! All’istante si ricordo’ del messaggio. Lo apri’, dispiego’ il piccolo rotolo e lesse: “anche questo passerà”…. Nel mentre udii i cavalli del nemico disperdersi nel bosco accanto, si commosse e senti’ molta gratitudine per il servo. Tornato a corte fu accolto da una schiera di bande e festeggiamenti ma in quel momento cosi festoso gli sopraggiunse di nuovo alla mente tre semplici parole: anche questo passerà…
ZEN … Anche questo passerà…
La vita è un continuo divenire di circostanze, alcune innocue e piacevoli ma altre di grande portata difficili e che hanno fatto la storia…ma …prima di diventare storia hanno generato profonde riflessioni, molteplici stati d’animo, cambiamenti e adattamenti.
Alla luce dei Tre Principi in questi giorni di quarantena ho compreso che il nostro pensiero passa. La nostra paura anche e, rendermi conto di questa semplice verità in questi giorni, per me, è stato un po’ come vincere anche senza combattere!!
Allora ho anche compreso cosa significa per me “essere zen” … per me significa guardare oltre le apparenze delle cose anche quando tutto sembra assurdo, oltre le nostre false sicurezze.
Essere zen, per me, è imparare a stare con le cose che si ha, connessi a noi. È rispondere a cio’ che emerge con fiducia confidando nel Principio Mente, quell’intelligenza superiore, la stessa che regola le galassie e l’universo, della quale anche noi ne facciamo parte e che ci guida ne momenti come questi perché un passo alla volta fanno tanti passi… e tanti passi un cammino… e un cammino conduce spesso ad un nuovo inizio.
Buon inizio a tutti noi!
Claudia
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