Era una mattina come tante e, come un’infinità di altre mattine, il suono della sveglia mi aveva catapultata dal mondo dei sogni in quello reale. Avevo aperto gli occhi ed ero pigramente scivolata giù dal letto dirigendomi in maniera quasi automatica in cucina. Lì avevo preparato e messo sul fuoco la moka. Questa si era messa a borbottare ed il profumo intenso del caffè aveva pervaso l’intera stanza. Ce ne sarebbe voluta una bella quantità per farmi aprire veramente gli occhi. Era una mattina come tante altre insomma… L’unica cosa diversa dal solito era il campeggiare del mio cellulare acceso sul tavolo della cucina. Molto probabilmente lo avevo dimenticato lì la sera prima. Normalmente lo riaccendo dopo colazione. La mia attenzione, a quel punto, era stata colpita dal ticchettare incessante della lucina verde che indicava la presenza di messaggi. Quindi, tazzina di caffè in una mano e cellulare nell’altra, avevo iniziato a leggerli velocemente, finché il mio sguardo non aveva incontrato quello recante il testo di una bella poesia della poetessa brasiliana Martha Medeiros. Questi sono alcuni versi:
“Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca, il colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce […]
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso […]
Cos’era sempre accaduto
Tutte le volte che mi capitava di leggere questa poesia ero attraversata da un treno di pensieri e contrastanti sensazioni. Non so se sia mai accaduto anche a voi, ma si tratta di quel mix di emozioni che a volte si prova quando qualcosa tocca qualche corda del nostro animo. A volte, questo mix in me è generato dalla lettura di una poesia come in questo caso o di una citazione, altre dalla visione di un film o dall’ ascoltare persone aventi grande carisma nel parlare. Lo stesso mix di emozioni potevo e posso provarlo di fronte a vari eventi della vita…Questo risulta composto da un’ immensa e irrefrenabile voglia di vivere davvero e di gustare ogni minuto trascorso su questo incredibile pianeta con le persone che amo, dalla malinconia, dalla tristezza per il tempo perso, per tutti i desideri, i sogni chiusi a doppia mandata in un cassetto sotto una spessa coltre di polvere ed infine da quel voler essere simile ad una lama tagliente nei confronti di tutte quelle abitudini piccole o grandi che ritenevo e ritengo dannose, improduttive o che in qualche modo non mi permettevano e non mi permettono di essere, raggiungere o fare ciò che desideravo e desidero.
Quando qualcosa mi toccava profondamente iniziavo a pensare:- Da domani… Ovviamente ciò che seguiva dipendeva anche in parte da ciò che aveva toccato le corde della mia anima, quindi poteva essere: da domani voglio andare a vedere il mare almeno una volta al mese, da domani voglio diventare più produttiva, da domani voglio mangiare solo cibi sani, da domani devo prendermi cura della mia forma fisica, da domani devo assolutamente consumare meno plastica…
A volte, iniziavo a guardare in direzione dei miei desideri, per esempio la voglia di viaggiare e vedere posti nuovi sia vicini che lontani che generalmente non alimentavo con la ferma intenzione di farlo.
Quello che però accadeva era che trascorso un quarto d’ora o poco più dalla lettura di questa poesia o da qualunque cosa avesse toccato il mio animo venivo risucchiata dal tram-tram della vita quotidiana, dimenticando tutti i miei buoni propositi fino a quando non sarei di nuovo incappata nella sua lettura per notare che nulla era cambiato. Ovviamente, poi, sarebbe partito il solito treno di pensieri ed emozioni.

Cos’è accaduto di diverso
Quella mattina, invece, ho iniziato a riflettere sul termine abitudine. Definiamo abitudine la tendenza a ripetere determinati atti o a rinnovare determinate esperienze. Spesso questo sostantivo è preceduto da un aggettivo. Parliamo, infatti, di buone abitudini quando queste ci fanno risparmiare tempo, ci rendono più produttivi ecc., mentre di cattive abitudini quando si tratta di qualcosa che vorremmo modificare o eliminare dalla nostra vita.
Grazie alla comprensione dei 3 Principi quello che adesso so per certo è che i nostri comportamenti, i nostri atteggiamenti dipendono dai nostri pensieri. Spesso la nostra abitudine più grande l’abbiamo nel modo di pensare a noi stessi, agli altri, alla vita. È normale avere pensieri abituali, ma non sempre è utile.
Alcuni potrebbero, per esempio, pensare di essere timidi, pigri, poco coraggiosi, fuori forma fisica o incapaci di svolgere l’attività che desiderano fare…
Altri potrebbero pensare di dover essere sempre gentili, accoglienti, forti, capaci di risolvere situazioni problematiche…
Altri ancora potrebbero pensare che la vita riservi loro solo brutte sorprese, che li metta sempre alla prova…
Il problema non è mai dato dai pensieri che abbiamo o non abbiamo, ma dal fatto che questi, a volte, diventino simili ad una seconda pelle, cioè li riteniamo delle verità assolute su noi stessi, sugli altri, sulla vita.
Ovviamente da ciò che pensiamo derivano i nostri comportamenti, le nostre abitudini. Tutto ciò che abbiamo pensato fino ad ora ci ha consentito di arrivare dove ora siamo.
Einstein diceva:
”Non puoi risolvere un problema con lo stesso livello di pensiero che hai usato per crearlo”.
Il cambiamento delle nostre abitudini improduttive, il miglioramento delle nostre relazioni, la soluzione ai nostri problemi che tanto bramiamo sono sempre ad un solo pensiero di distanza da noi. Abbiamo bisogno di avere un nuovo pensiero, una nuova idea, una nuova prospettiva insomma.( Se vuoi saperne di più su come sia possibile avere un’intuizione puoi leggere il mio articolo ” Alla ricerca dell’idea perfetta … o quasi...” )
A volte col crescere ci arrocchiamo sempre di più sulle nostre idee, su ciò che riteniamo vero su di noi, su gli altri, sul mondo.
Acquisiamo delle vere e proprie abitudini di pensiero.
Può accadere, per esempio, che iniziamo a ritenere tutta una serie di cose difficili, fuori dalla nostra portata, dalle nostre corde e le allochiamo insomma in quella che io definisco la stanza dell’ impossibilità. A volte riteniamo impossibile fare una proposta di lavoro, altre imparare una lingua straniera, altre ancora saper cucinare bene o trovarsi un compagno/a e la lista potrebbe continuare. Ci rifugiamo in quella che io chiamo la stanza delle cose possibili, fattibili. Non c’è assolutamente nulla di male in questo, solo che a volte più ci rifugiamo in questa e crediamo ai nostri pensieri abituali più questa stanza finisce per diventare uno stanzino in cui l’aria è stantia. A volte, quando penso a questo spazio tendo a definirlo una pozzanghera…la pozzanghera creata da tutti i nostri pensieri stagnanti, abituali. La nostra esperienza della vita allora risulta povera, ristretta.
Il mio augurio per me e per voi è di mantenere sempre aperto, flessibile il nostro sistema di pensiero. Il mio augurio è anche quello di diventare sempre più abili nel permettere ai pensieri di fare ciò che sanno fare meglio per natura: transitare senza sostare. Iniziare cioè a vederli per quello che sono: uno dei tanti filtri attraverso cui facciamo esperienza della realtà. Una volta compreso questo sempre di più, saremo anche molto più in grado di modificare più facilmente le nostre abitudini e realizzare i nostri desideri.
Ricordate, infatti, che ciò che è inanimato è rigido: un sasso, una statua lo sono. Ciò che è vivo è generalmente flessibile, in movimento, perciò manteniamo sempre tale il nostro sistema di pensiero.

In questo modo alla nuova lettura, visione, ascolto di quel qualcosa che ci aveva toccato le corde della nostra anima vedremo che è veramente cambiato qualcosa in noi e fuori di noi nella direzione che desideravamo.
Se avete dei dubbi, delle domande o se avete avuto delle intuizioni leggendo quest’ articolo o volete condividere qualche vostra esperienza scrivetele pure tra i commenti, mi farebbe tanto piacere ascoltare la vostra voce. Nel frattempo buona vita!
Francesca
Come sempre hai colto la profondità delle cose. Penso che tutti facciamo dei buoni propositi come uscire dalla quotidianità ma poi lo sforzo che richiede ci sembra difficile e lasciamo perdere.
Si dice volere è potere quindi dovremmo iniziare a pensare che lavorare su noi stessi, sul nostro stile di vita, a pensare cosa vogliamo e lasciare fuori gli stereotipi
Cara Maria Cristina, è proprio vero che è importante sapere in che direzione vogliamo andare nei vari ambiti della nostra vita. Ed è anche vero che il saperlo ha in sé del potere: ci facilita nelle scelte da compiere e ci consente di capire quale strada dobbiamo percorrere(se non abbiamo una destinazione, una meta verso cui tendere ,in realtà, potremmo percorrere una qualunque strada).
Mi piace ,poi, pensare che possiamo stabilire le nostre destinazioni in maniera rilassata, ascoltandoci profondamente e ricordandoci sempre che quello che proveremo in qualunque momento o arrivati alla meta dipenderà sempre da ciò che staremo pensando in quel determinato momento…quindi perché non scegliere le destinazioni che davvero ci ispirano?…Grazie per aver commentato. Un abbraccio
Grazie Francesca. Che brutta cosa l’ abitudine. Ci inaridisce, ci blocca, ci fa chiudere al mondo e a noi stessi. L’abitudine crea anche il pregiudizio. È importante lavorare per fare emergere una nuova coscienza. Grazie ancora Francesca
È proprio vero ,Giovanna, alcune nostre abitudini possono apparire come enormi ruote per criceti da cui sembra difficile scendere o come spesse gabbie con sbarre possenti da cui sembra impossibile evadere e ci portano a chiuderci a noi stessi e al mondo. A volte, quella nuova coscienza di cui tu parli può semplicemente venir fuori dal fermarsi e osservare ciò che si sta facendo. Il solo permettersi di fare ciò, a volte, consente alle nostre menti sempre troppo indaffarate di avere nuove idee, nuove intuizioni sul da farsi o semplicemente di notare quanto riteniamo difficile o impossibile modificare una determinata cosa. Grazie per aver commentato. Un abbraccio
Vero, Francesca, la ripetitività delle azioni inaridisce, sviluppa noia e lascia morire la creatività.
È vero, Nunziatina, tutti noi viviamo momenti in cui la noia sembra prendere il sopravvento, la nostra creatività sembra un lontano ricordo e ci sentiamo inariditi e svuotati, eppure tutto l’entusiasmo, la gioia di vivere, la creatività che cerchiamo è sempre in noi. Questa è la nostra vera natura, dobbiamo solo ricordarcene… Grazie per aver commentato. Un abbraccio
Avevo intuito che sei una persona speciale, ora ho la conferma. Francesca cara, sono d’accordo con te :l’abitudine uccide la creatività e la gioia di assaporare nuove esperienze. Sono stata vittima fino a quando non sono andata in pensione. Ora dico che sia benedetta la libertà, non più oppressa da orari ed impegni :la pensione sa offrire tutto ciò!!!
Cara Marina, leggendo il tuo commento nella mia mente è sorta una domanda:- Sono gli orari di entrata ed uscita prestabiliti, il carico di lavoro, le riunioni, le scadenze che uccidono la gioia e la creatività o siamo noi che, a volte, ci affossiamo, ci appiattiamo su questi?-…
Conoscendoti un po’so quanto tu sia una persona attiva ed attenta ai bisogni degli altri, quindi sono proprio contenta che tu ora ti stia godendo la tua meritata libertà che ti auguro ricca di tutte le nuove esperienze che desideri. Grazie per aver commentato. Un abbraccio
Condivido pienamente le tue riflessioni. I pensieri sono uno strumento utile a superare le abitudini, quando queste possono apparire limitative della libertà e della creatività, soprattutto in questo periodo . Quando ognuno di noi riesce ad alimentare la giornata con idee ed iniziative nuove ed interessanti, trova più forte la gioia di vivere e cogliere le opportunità che la stessa ci offre, anche nel superare le difficoltà piccole o grandi che ci troviamo davanti.
È proprio vero, le nuove idee, le intuizioni ci permettono talora di avere nuovi punti di vista, talaltra di scovare opportunità quando sembrano non essercene. Ci permettono ,inoltre, di assaporare quella gioia di cui tu parli, perché ci consentono di fluire meglio nella vita, abbandonando abitudini magari poco utili. Grazie di cuore per aver commentato. Un abbraccio
Francesca in questo articolo poni in rilievo l’importanza del pensiero positivo, che influenza e determina il nostro presente e il nostro futuro. Grazie.
Il pensiero positivo è più piacevole in quanto associato a quelle che noi definiamo “buone sensazioni”, in alcuni casi è più utile e si associa a una maggiore chiarezza mentale. Il problema è che noi facciamo più di 60000 pensieri al giorno e non abbiamo nessun controllo su di essi. Per me, la cosa più importante è vedere i pensieri, siano essi positivi, negativi, abitudinari, a volte pesanti e improduttivi, per quello che realmente sono: filtri creati da noi stessi attraverso cui vediamo la realtà, ma che non dipendono da essa. Shakespeare li definiva fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni… L’unica differenza è che se facciamo un incubo nessuno di noi ha problemi a non crederci se abbiamo dei pensieri negativi si. Il notarne la vera natura ci permette di non prenderli così dannatamente sul serio e facilita le nuove intuizioni e il cambio delle abitudini improduttive. Grazie di cuore per aver commentato. Un abbraccio
Stupenda la poesia e stupenda questa riflessione sull’abitudine che a volte blocca il flusso della vita ma stupenda anche tu Francesca!!!
Sono proprio contenta che ti sia piaciuta!!! Grazie di cuore per aver commentato .Un abbraccio