“La cosa importante è cogliere la bellezza collaterale, che è il legame profondo di tutte le cose…”
Cit. Madelein (La morte) Collateral Beauty
A volte la vita gioca alla roulette russa. Non ho mai pensato che lo faccia per puro divertimento, però a volte l’impressione è proprio quella.
E se sei un sopravvissuto ci sono dei momenti in cui ti fermi, completamente spaesato, a guardarti intorno senza capire dove sei esattamente. La sensazione che cerco di descriverti è quella che si vede nei film di azione o di guerra, quando si è appena conclusa una scena ad alta tensione.
Apparentemente prevalgono silenzio e pace, ma man mano che si allarga l’inquadratura, alla vista macerie e distruzione, all’olfatto puzza di bruciato. I sensi mandano segnali differenti al cervello che si trova allo stesso livello di confusione, come ad amplificare questo strano equilibrio fra guerra e pace, costruito sul più grande dei paradossi. In quei momenti tu (protagonista) riconosci che ci sei ancora, quindi intuisci che forse hai vinto… Però non ti senti vittorioso e non c’è niente da festeggiare, prima devi occuparti della conta dei feriti e di quelli che non ci sono più.
Questo è quello che accade a me dopo un duro colpo della vita, uno di quelli a cui sono sopravvissuta, ma non posso dire di aver vinto. Finito il trambusto iniziale e le cose pratiche da gestire, quello che rimane lo chiamo vuoto assordante, dico vuoto perché c’è silenzio, c’è calma, ma solo in superficie. Nel profondo si nasconde molto bene uno scenario post apocalittico e una specie di rumore costante che non ti lascia per un lungo istante.
Di cosa è fatto quel silenzio assordante?
È fatto di pensieri… Ti cito di seguito qualche classico di quel sottofondo fatto di pensiero:
“Non doveva andar così… Perché proprio a me… Adesso come farò a ricominciare…”
Se fosse davvero un film, basterebbe spegnere la tv. Ma dato che non possediamo un telecomando per la nostra mente, ci saranno delle volte in cui dovremmo vedere un film che non ci piace. Quello che fa la più grande differenza, per me è sapere che prima o poi il film finirà. Posso lamentarmi per tutto il tempo, oppure prendere dei popcorn, mettermi comoda e vedere se c’è qualcosa che mi interessa. Sapendo che in molti film non ci si capisce nulla finché non si arriva alla fine.
Il mio duro colpo
Esattamente 1 anno fa in un sabato mattina come tanti altri, ho ricevuto una telefonata, mi avrebbe cambiato la vita, ma ancora non lo sapevo. Non era la prima volta che ricevevo una chiamata rapida all’azione perché nella mia vita ho assistito a molti “incidenti”, quindi sul momento non mi sono spaventata. Ho imparato da piccola ad attivarmi e mettermi in azione in casi di emergenza, poi con gli anni ho continuato con il volontariato in Croce Rossa e le varie simulazioni. Potrei quasi definirlo un talento.
La telefonata arrivava dal papà di mio figlio e diceva così:
“Sono sotto casa dei tuoi genitori, tuo fratello è stato portato in ospedale d’urgenza. Tua mamma non sa niente, corri!”
Come un robot senza alcun tipo di emozione, ho fatto due telefonate e preso la macchina. Ho lasciato mio figlio, preso il mio compagno e sono andata. Quando sono arrivata al pronto soccorso, della mia famiglia non c’era nessuno. Sono stata subito accompagnata in una stanza colorata di verde acqua, con dei fiori gialli dipinti sulle pareti, un divanetto e dell’acqua con dei bicchieri appoggiati su un grazioso tavolino. Non sembrava nemmeno di essere in ospedale… All’inizio non avevo notato i particolari, poi man mano, guardandomi attorno ho iniziato a intuire che quella doveva essere la stanza delle brutte notizie…
Non mi dilungherò sui particolari, ma posso dirti che quello che intuivo, ha trovato conferma qualche minuto dopo, quando sono entrati un medico e un’infermiera a testa bassa. Non gli ho fatto nemmeno finire la prima frase e gli ho detto:
“Ho capito. Mio fratello è morto.”
La prima cosa che mi è passata per la testa è stata:
“Adesso chi lo dice a mamma…”
Era strano però, era un po’ come quando da piccoli facciamo le marachelle e fra fratelli ci si copre. Ecco era proprio così:
“Stavolta l’hai fatta grossa e dovrò essere io a dirlo a mamma…”
Poi una calma senza pensieri è calata in me. Mi sono ritrovata a dare direttive, senza emozione, a chiunque:
“Chiamate il prete, avvisatemi quando arrivano i miei, andate a prendere mio fratello grande maggiore…”
La mia sensazione era che c’erano delle priorità e delle questioni da visionare e risolvere, non c’era tempo per piangere, disperarsi o avere paura. Mi trovavo nel pieno dell’azione.
Lo scenario post-apocalittico
Dopo i momenti di azione appena descritti man mano che calava il silenzio, iniziava la sensazione di cui parlavo prima. Non c’era più niente da risolvere, rimaneva solo la realtà. Senza nessun pizzo e merletto ad abbellirla e il mio contributo attivo non serviva più. Era il momento della conta dei feriti e di quelli che non c’erano più.
Nel mio film, immagino me che passeggio nello scenario appena descritto e ad un certo punto le mie gambe cedono e mi trovo in ginocchio con lo sguardo puntato verso il cielo con la mente piena di pensieri senza forma, l’unica cosa che sono in grado di dire è:
“Adesso sono proprio sfinita, adesso tocca a Te”.
So che quello che vedo non è abbastanza, i miei pensieri non girano e non ho soluzioni. Mi stanco e cedo, ma a qualche livello sono certa che non è finita. A un certo punto qualcosa attira la mia attenzione, qualcosa si muove e lo cerco con lo sguardo…
Dapprima una forma indistinta e sfuocata, man mano che si avvicina a passo lento e rilassato vedo un sorriso. Metto a fuoco e riconosco un viso conosciuto, un alleato! Allora non è tutto perso, ma aspetta! Ecco che spuntano dietro prima una, due, dieci, tantissime persone… Non sono più sola, il mondo forse non è finito oggi… Quelle persone erano lì anche prima, ma nel trambusto non le avevo notate. Pensavo di essere sola, ma non lo sono mai stata nemmeno per un secondo.
Proprio così nemmeno per un secondo…
Devi sapere che quello stesso giorno, sono uscita a prendere una boccata d’aria e fuori ad aspettarmi nell’atrio del pronto soccorso c’erano, senza esagerare 100 persone. Nei giorni a seguire i miei amici sono partiti al volo, con la spesa in macchina e si sono fatti 600 km solo per prepararmi la cena e passare una serata con me. Un’altra amica 200 km per regalarmi qualche ora di relax. L’amore dato e ricevuto in quest’ultimo anno ha superato il dolore e io non potrei esserne così consapevole se non mi fossi data il permesso di affidarmi e affidare tutto quello che stava accadendo nella mia vita, ad una mente superiore che si muove con me e per me.

Quello che mio fratello andando via ha lasciato, è stata una scia di amore infinito e di una serie di effetti collaterali a cui non posso rimanere indifferente! Se mi allontano parecchio dalla realtà e tento di cambiarla, posso anche disperarmi tutti i giorni per la sua tragica e precoce dipartita. Ma se guardo che in fin dei conti il mio disperarmi non servirà a cambiare le cose, posso anche iniziare a godermi la bellezza collaterale di tutta questa storia. Quella connessione profonda di cui siamo fatti e quel principio che opera in maniera misteriosa, ma così grande da non essere sempre del tutto comprensibile.
Spesso qualcosa ci viene tolto ma qualcos’altro è già pronto per noi e l’unico modo per trovarlo è la fiducia. La fiducia è quel piccolo passo nel buio prima di scoprire cosa c’è più avanti. È quell’istante in cui rimaniamo senza fiato, prima di riprendere il respiro senza dover calcolare, quanto ossigeno c’è nella stanza. La fiducia è spesso, l’unica cosa che ci rimane quando è finita la guerra e dobbiamo metterci a ricostruire quanto è andato distrutto.
La fiducia rimane.
La fiducia è quella risorsa che ti permette di connetterti in qualsiasi momento al Principio Mente e ti fornisce la spinta a vedere oltre quello che credi possibile. Anche se a volte hai solo bisogno che qualcuno te la mostri, nessuno te la può consegnare, spesso la ritrovi quando è l’unica cosa che rimane. La puoi trovare dove esiste la consapevolezza di non essere solo (credimi esiste), nascosta dietro a qualche pensiero e poi prendertene cura, per farla crescere.
In modo da non perderla mai più di vista. Persino nei momenti più bui.
Ti invito a commentare qui sotto e raccontarci di quelle volte in cui la fiducia ti ha fatto da spalla nei momenti in cui non avevi altro. Inoltre ti invito a commentare, a condividere il tuo momento post-apocalittico… fermati con me se ti senti in ginocchio e hai necessità di un alleato al tuo fianco… io ti ascolterò e poi ti risponderò.
Ci vediamo al prossimo post, Veronica.
Stupendo ciò che hai scritto… e le sensazioni da: Poi una calma senza pensieri è calata in me. Mi sono ritrovata a dare direttive, senza emozione, a chiunque…..
La mia sensazione era che c’erano delle priorità e delle questioni da visionare e risolvere, non c’era tempo per piangere, disperarsi o avere paura. Mi trovavo nel pieno dell’azione….
Le ho provate anch’io tanti anni fa quando è morto mio figlio…. ma subito dopo tutto è crollato… rasa al suolo…
Poi pian pianino ti rialzi e ti riconnetti alla vita…
Concordo: La fiducia è spesso, l’unica cosa che ci rimane quando è finita la guerra e dobbiamo metterci a ricostruire quanto è andato distrutto…
Un caro saluto
Vanessa… ho letto ogni tua parola. E non vedo l’ora di incontrarti. Sei speciale.
carissima Veronica ho letto con molta attenzione ciò che è uscito dalla tua mente e dal tuo cuore, non credo sia possibile non restarne coinvolti , la mente corre subito ai momenti difficili che la Vita ci ha presentato quello che rimane di quei momenti ci serve per fare memoria delle difficoltà del presente e aiutarci ad affronterle sapendo che non siamo soIi . Il punto centrale della tua esperienza ben si concentra per me in questa tua frase: “Spesso qualcosa ci viene tolto ma qualcosa è già pronto per noi e l’unico modo per trovarlo è la fiducia”. E questa tua riflessione mi porta alla domanda che mi accompagna da moltissimi anni che è questa: sono collegata alla VITA che non muore e che in questo spazio di tempo che mi è dato di vivere mi aiuta a diventare quella che “sono” e a superare gli ostacoli che inevitabilmente si incontrano nella quotidianità? Questo è ciò che chiedo perché solo così saprò vivere l’abbandono che da valore a tutte le esperienza piccole o grandi gioiose o dolorose e ringrazierò la VITA ogni giorno che mi verrà dato riconoscente di questo DONO che io chiamo FEDE (GESU’). Doveroso e bello per me ringraziarti per aver condiviso con te questo tuo e mio momento intimo sapendo che ciò non è frutto del caso un abbraccio Anna (mamma di Chiara)
Anna, che dire… La tua saggezza e la tua fede sono grandissime!
Sono io che ringrazio te, perchè sei stata e sei parte di quella bellezza collaterale di cui parlo nel post.
Cara Vanessa, ti ringrazio tanto per aver letto e soprattutto per aver condiviso con me il tuo scenario post- apocalittico. “Poi pian piano ti riconnetti alla vita, detto da una persona che ha superato una delle cose situazioni più forti che ci siano, beh… Ha ragione Chiara, sei speciale!
Mi hai riempito di commozione e bellezza, grazie Veronica!
“L’amore dato e ricevuto in quest’ultimo anno ha superato il dolore e io non potrei esserne così consapevole se non mi fossi data il permesso di affidarmi e affidare tutto quello che stava accadendo nella mia vita, ad una mente superiore che si muove con me e per me.” Questa la frase che mi ha colpito di più di un testo che emozionante è dir poco. Certe esperienze elevano il valore di un sorriso, di un abbraccio, di un gesto di vicinanza che invito tutti a far entrare come abitudine di approccio al prossimo; perché non ci è mai dato a sapere quanto quel prossimo ne abbia bisogno in quel preciso momento. Può anche succedere di ritrovarsi da soli a sbattere la testa contro un muro ma è una cosa destinata ad avere un tempo massimo, una fine. Grazie per aver condiviso una riflessione così personale. Un caro saluto.
Grazie a te Federica, per averne colto la tua bellezza collaterale!
Grazie a te Sara, per avermi permesso di farlo… Un abbraccio!
Io non ho nulla da commentare. Tutto quello che dovevo dire su questo articolo l’ho detto pubblicamente. E’ probabilmente uno dei più VERI che io abbia letto. E non ho parole per esprimere la gratitudine immensa che sento nel mio animo per aver incontrato una persona come te Veronica, nella mia vita. Grazie di ESSERE VERA.
Tu, con me, sei in ogni riga di questo post. Grazie Chiara