Anche tu, come me, hai così tanta paura alla sola idea che “se ti fermi sei perduto”? Ho sentito il bisogno di esplorare questo luogo comune e comprendere cosa è vero e cosa è un equivoco.
Infatti, mi sono venute in mente molte “fermate” utilissime se non indispensabili per proseguire e nel portare avanti quello che si è iniziato o quello che ancora si deve iniziare:
- il pit stop delle auto di formula 1, sono fermate di pochi secondi funzionali e strategiche per vincere la gara (cambio pneumatici, rifornimento carburante)
- L’atleta si ferma per riposare dopo allenamenti estenuanti e prima di gareggiare e primeggiare.
- Lo scrittore si ferma per raccogliere le idee e iniziare a darle forma attraverso parole, frasi e punteggiatura.
- Il panettiere dopo aver impastato la farina, l’acqua e il lievito lascia il composto fermo, a riposo prima che diventi pasta di pane e poi messo in forno per farti sentire quell’inconfondibile profumo fragrante di pane appena sfornato.
- L’impasto della torta sta fermo in forno, e aspetti che il lievito faccia la sua parte e il dolce profumo si diffonde per casa.
La domanda mi nasce spontanea: e se per andare avanti bisognasse fermarsi? Se la “fermata” fosse la chiave per poter fare il prossimo passo?
Come il funambolo fermati e riparti
Philippe Le Petit è un funambolo, la sua impresa più famosa e spettacolare risale al 6 agosto 1974 quando su un cavo di acciaio, sospeso a 417,5 metri dal suolo, attraversò lo spazio aereo tra le due Torri Gemelle (Twin Towers del World Trade Center di New York).

Una volta lanciato il cavo dall’altra parte, al funambolo, non resta che attraversare lo spazio vuoto un passo alla volta. Si fermerà solo se la fermata è funzionale al viaggio di attraversata. Funzionale intendo dire che risponde alla funzione cui è preposto, cioè adatto, valido a proseguire in questo caso l’attraversata sulla fune o del cavo.
Philipe Le Petite, nel suo libro “Trattato di funambolismo” (link all’acquisto https://amzn.to/3aWWwc9 ) racconta che mentre attraversava il cavo di acciaio fra le due torri si è fermato per godere dell’attraversata, sentire il vento, ammirare il panorama. Non si è fermato per contemplare i propri pensieri ansiosi riguardo al futuro, per chiedersi se ce l´avrebbe fatta o cosa sarebbe successo se fosse caduto. Perché, come lui stesso dice, “ogni pensiero sul filo è una caduta in agguato”.
Fermarsi per tornare alla calma, per concentrarsi, per capire come meglio andare avanti, per uscire dal caos dei suoi pensieri.
Come capire quando la pausa è giusta?
Pensa ad un’area della tua vita che ti dà tanti pensieri, che non ti fa dormire la notte, che ti allontana dalla tua calma. Potrebbe avere a che fare con la tua relazione familiare (moglie, marito, figli, fratello, sorella, genitori, nonni), oppure con il tuo lavoro (il rapporto con il tuo capo e/o i tuoi colleghi e/o i dipendenti). Potrebbe più semplicemente avere a che fare con l’auto da riparare, il dentista da prenotare, la casa da pulire e riordinare.
Bene, ora osserva i tuoi pensieri a riguardo. Sono utili o non utili, connessi o non connessi con la tua saggezza, ti fanno sentire a tuo agio oppure a disagio?
Fermati un momento, fai una lista di pensieri e idee, sarà più semplice osservarli: se sono utili, la tua sensazione sarà sensata e logica: Tu ti sentirai bene.
“Non mi danno le ferie, la benzina è aumentata, il governo è brutto e cattivo, ci sono le tasse etc etc” sono i pensieri di chi, camminando su una fune, guarda in basso e si chiede se ce la farà. Il funambolo non comincia a camminare quando la sua testa è piena di paure ed ansie di cadere. Il funambolo fa il primo passo solo quando dentro di sé ha il silenzio. Perché è in questo silenzio che saprà esattamente qual è il passo giusto. Tutto il resto è poco funzionale per il momento presente.
E allora fermati, fai silenzio, torna alla calma e chiediti: Qual è la sola cosa che posso fare adesso prima di tutte le altre? Qual è il prossimo e unico passo?

E forse la cosa più saggia è contemplare il cielo, il mare, le montagne o il soffitto di casa tua, senza giudicarti, senza perderti, senza guardare giù e godendoti il tuo viaggio.
Questo è fermarsi per ritrovarsi e scoprirsi collegati ad una cabina a filo diretto con la saggezza.
Buona vita, Agnese
ps: com’ è il tuo fermarti? Scrivilo nei commenti, ti aspetto!
Ciao Agnese,
Bello ed interessante quello che scrivi.
Fermarsi per riflettere è secondo me un’ottima soluzione per far ripartire tutto nel modo più sereno e obiettivo.
Ogni cosa ha i suoi tempi ed il suo corso, quindi mi viene da dire:
Chi non si ferma è perduto!
Grazie @Giovanni, si è persi quando non comprendiamo lo spazio dove siamo, è quello che ci dice se fermarci o non fermarci.
Agnese, ti ho letta solo ora, bellissimo il tuo post, semplice, chiaro, applicabile a tutto… Grazie di averlo scritto. Sonia
Bene, grazie Sonia.